A cura della Redazione

Un vero e proprio scempio ambientale quello perpetrato in provincia di Messina, dove ingenti quantità di rifiuti di ogni genere venivano sversati nei torrenti trasformandoli così in discariche.

Sono 66 le persone indagate nell’ambito di due filoni di indagini coordinate dalla Procura di Barcellona Pozzo di Gotto.

I carabinieri della locale Compagnia hanno eseguito il sequestro di 14 autocarri, dal valore di oltre un milione di euro, appartenenti a diverse ditte della zona, e la misura cautelare interdittiva del “divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali per la durata di un anno” a carico del titolare di un’impresa.

I reati contestati a vario titolo sono di “realizzazione di discarica abusiva”, “combustione illecita di rifiuti” e “abbandono di rifiuti”.

Le investigazioni, condotte dai Carabinieri delle Stazioni di Merì e Terme Vigliatore, hanno documentato numerosi sversamenti illeciti di rifiuti nei greti dei torrenti Mela e Patrì, effettuati da titolari di imprese del settore edile, della lavorazione del legno, di prodotti agricoli, del commercio del ferro e del trasporto merci, oltre che da ristoratori, proprietari di officine meccaniche, attività commerciali e cittadini residenti della zona.

Le indagini, effettuate anche attraverso l’analisi meticolosa di numerosi video, acquisiti con l’utilizzo di telecamere occultate nei pressi dei due corsi d’acqua, hanno consentito di accertare le condotte degli indagati, i quali, come evidenziato nei provvedimenti giudiziari, hanno concorso in uno scempio del territorio con la riduzione dei torrenti, sottoposti a vincolo paesaggistico e largamente prosciugati per lunghi periodi dell’anno, ad una vera discarica, facendone oggetto di una selvaggia aggressione ambientale.

Gli indagati, con più condotte ripetute nel tempo e documentate dal maggio al dicembre 2022, in più punti dei torrenti, in assenza di alcuna autorizzazione, avevano trasportato e sversato nei greti dei fiumi rifiuti di vario tipo, anche pericolosi e in particolare scarti delle attività di impresa, tra cui materiale edile, in ferro, legno, fino ad arrivare a derivati della lavorazione di alimenti o prodotti da animali da allevamento. In alcuni casi, i rifiuti, dopo essere abbandonati, erano stati addirittura incendiati, con fiamme che avevano prodotto un’intensa nube di fumo e che non si erano propagate grazie alle non favorevoli condizioni metereologiche.

Secondo le richieste effettuate dalla Procura di Barcellona Pozzo di Gotto, che trovano conferma nelle ordinanze dei GIP, il fenomeno è da ascrivere alla volontà degli indagati, “totalmente insensibili alla salvaguardia del patrimonio naturalistico nel cui ambito pure loro vivono e operano”, di “non seguire le procedure - affrontando i relativi costi - normativamente previsti per lo smaltimento dei rifiuti, e così rovinando, in maniera che appare irreversibile, un patrimonio naturalistico che appartiene all'intera collettività” e che abbraccia i territori dei Comuni di San Filippo del Mela, Santa Lucia del Mela, Merì, Barcellona Pozzo di Gotto e Terme Vigliatore.

Nei due procedimenti penali sono indagati anche 31 residenti della zona, i quali risponderanno dei reati di abbandono di rifiuti, le cui pene variano dai 6 mesi a due anni di reclusione, e che sono stati sorpresi dalle telecamere predisposte dai Carabinieri, mentre, utilizzando le proprie autovetture, gettavano rifiuti di natura domestica.