A cura di AdnKronos

Nel trattamento di pazienti con Hiv, "la nostra esperienza all'ospedale San Raffaele è ormai consistente. Abbiamo oltre 700 persone in trattamento con il long-acting da oltre 2 anni e abbiamo documentato che questi regimi sono altamente efficaci. I fallimenti biologici sono veramente rarissimi e limitati nei primi mesi. Direi un'opzione irrinunciabile che, anche nella pratica clinica, si rivela importante e solida per il futuro. Se un paziente ha i criteri per accedere alle long-acting, è una possibilità che va data". Così Antonella Castagna, professoressa di Malattie infettive all'università Vita-Salute San Raffaele di Milano, intervenendo al convegno organizzato oggi a Pavia 'Ridefinire il presente per vincere le sfide del futuro nella terapia dell'Hiv', con i massimi esperti del settore per fare il punto sulla migliore gestione dell'infezione. 

La specialista, che ha moderato il panel dedicato a 'Il futuro della terapia antiretrovirale inizia da una gestione consapevole del presente', sottolinea che "le terapie long-acting rappresentano probabilmente uno degli elementi più importanti della rivoluzione a cui stiamo assistendo nella gestione dei pazienti con Hiv". 

Oggi, spiega Castagna, "abbiamo una terapia long-acting legata all'associazione di 2 farmaci, cabotegravir (Cab) e rilpivirina (Rpv), somministrati a livello intramuscolare una volta ogni 2 mesi, che hanno rappresentato un'opzione importante per una gestione più semplice dei pazienti virologicamente soppressi. Altre terapie long-acting sono attualmente in corso di implementazione. Hanno un impatto positivo sulla qualità di vita del paziente: la persona non deve più assumere la terapia orale e, di conseguenza, il ricordo quotidiano dell'infezione viene un po' a diminuire, unitamente alle difficoltà logistiche" di partecipare alla vita sociale. "E' un passo avanti importante a favore della qualità di vita", conclude l'infettivologa.