Domani, martedì 23 settembre, la commissione Juri del Parlamento europeo voterà, a porte chiuse, sulla richiesta di revoca dell'immunità per Ilaria Salis. L'eurodeputata di Avs è accusata dall'Ungheria di aver aggredito due neonazisti ungheresi in occasione della giornata dell'onore, un raduno che commemora il tentativo, fallito, dei militari del Terzo Reich e dell'esercito ungherese, alleato di Adolf Hitler, di rompere l'assedio dell'Armata Rossa a Budapest nel 1945.
L'insegnante monzese è stata detenuta per oltre un anno in condizioni degradanti. Le immagini di lei in Aula, con catene ai polsi e alle caviglie, hanno sollevato una diffusa indignazione, in Italia e non solo.
Il relatore sul suo caso, il popolare spagnolo Adrian Vazquez Lazara, è un ex Renew, e sarebbe, secondo indiscrezioni mai smentite, poco incline a 'salvare' Salis, perché potrebbe costituire un precedente utile agli indipendentisti catalani.
D'altra parte, il portavoce del governo ungherese Zoltan Kovacs ha pubblicato qualche giorno fa un tweet riguardante Salis con le coordinate geografiche di un carcere del Paese danubiano, cosa che potrebbe segnalare l'esistenza di un 'fumus persecutionis', dato che, oltretutto, sussistono seri dubbi sul rispetto dello Stato di diritto in Ungheria. Le destre dovrebbero votare per la revoca dell'immunità in commissione.
L'ago della bilancia è il Ppe, il cui orientamento è incerto. Tuttavia, insieme alla richiesta di revoca dell'immunità di Salis, si vota anche una richiesta dell'ungherese Peter Magyar, che milita nel Ppe e che nell'opposizione ungherese. Nel suo caso, per evitare che venga consegnato a Orban, i Popolari hanno bisogno dei voti delle sinistre e dei Liberali. Il voto della Juri dà un'indicazione all'Aula, che comunque è sovrana. I giochi si faranno nella prima plenaria di ottobre e lì si vedrà se il Parlamento sceglierà di riconsegnare all'Ungheria un'eurodeputata già esibita, quando era ancora una semplice cittadina, in un'Aula di Tribunale in ceppi e al guinzaglio, oppure se riuscirà ad evitarlo.
La procedura gioca a favore di un accordo, tacito, per 'salvare' Salis: di norma sulle immunità l'Aula vota per alzata di mano, senza appello nominale, cosa che già rende difficile individuare chi ha votato contro e chi a favore (occorrerebbe salire in tribuna e fotografare l'attimo in cui avviene il voto). Ma c'è sempre la possibilità di un voto segreto: per chiederlo occorrono un quinto degli eurodeputati e un gruppo politico, condizioni in teoria facilmente realizzabili, numeri alla mano. In quel caso, gli eurodeputati, a sinistra e al centro ma anche a destra, potrebbero votare secondo coscienza, senza temere eventuali reprimende da parte del proprio partito o gruppo politico. Si vedrà il mese prossimo se il Parlamento Europeo deciderà di porre la parola 'fine' al caso Salis o se sceglierà di rispedirla in Ungheria, per un processo che potrebbe trascinarsi ancora per mesi, con relativa copertura mediatica.