A cura della Redazione
Pompei. Rivive un´antica tintoria degli scavi di Pompei Sabato mattina, 15 novembre, un’antica tintoria di tessuti degli Scavi archeologici di Pompei è tornata a pulsare. E’ ritornata a produrre come duemila anni i fa. La magia della fissazione dei colori alle fibre tessili è stata replicata sotto gli occhi attoniti di una moltitudine di turisti. La tecnica è la stessa del primo secolo dopo cristo, tutt´oggi attiva in vaste aree primitive dell’Africa e dell’Asia. L’esperimento è stato iniziativa del Centro studi Jean Berard, che ha ricostruito dentro alle mura di un’antica fabbrica due caldaie romane sul modello di quelle originali, ancora intatte, dentro alcune tintorie dell’antica Pompei. L’esperimento ha avuto successo sotto gli occhi stupefatti dei turisti ed i flash dei fotografi delle maggiori agenzie di stampa. Sotto le caldaie, rivestite all’interno di piombo (la plastica delle antiche civiltà) è stato acceso un fuoco. Dentro l’acqua bollente mescolata con allume, coloranti vegetali (derivati da piante) Marie Poybaret ha messo a “cuocere” matasse di lana. Ne sono uscite color porpora. L’esperimento è frutto di anni di ricerche storiche archeologiche e tecnologiche. E’ documentato che l’allume (materiale d’origine vulcanica) Pompei lo importava dalle isole Eolie perché sino state scavate vicino alle tintorie anfore con targate Lipari. Le fibre tessili utilizzate a Pompei erano il lino, la lana e la ginestra. Si ottenevano a caldo i colori gialli e rosso mentre il blu si aveva per fermentazione. Una volta ottenuti i colori base gli altri si ricavavano mescolandoli in dosi appropriate. A parte l’effetto spettacolare l’esperimento di sabato ha avuto lo scopo di verificare sul campo le congetture e le ricostruzioni storiche degli studiosi delle tecniche tintoriali. E’ l’evento di chiusura del III Simposio “Purpureae Vestes” dell’Istituto francese Grenoble, dedicato ai tessuti e alle tinture del Mediterraneo Antico. La città di Pompei prima della sua distruzione era un importante centro di produzione di tessuti e di lavorazione della pelle. Oltre trenta officine (molte sul retro delle ville) producevano capi d’abbigliamento. La maggior parte delle fabbriche erano site nel centro commerciale della città, in prossimità del foro. Le tintorie pompeiane erano, per l’epoca di alto livello tecnico e molto rinomate. Utilizzavano processi evoluti utilizzando tinture vegetali associate a mordenti (soluzioni fissanti) di origine minerale. MARIO CARDONE