A cura della Redazione
Secondo notizie che giungono dalle direzioni centrali dei sindacati romani del Ministero dei Beni Culturali, le recenti disposizioni della Finanziaria annullerebbero i benefici (in termini di restauri programmati) per gli scavi di Pompei. Sessanta Soprintendenti archeologi (tra i quali quello di Napoli e Pompei), insieme a direttori di archivio e biblioteche, si sono riuniti alla Certosa di Padula per protestare contro i tagli ai Beni Culturali. La Uil annuncia in maniera provocatoria la chiusura del Ministero retto da Giancarlo Galan. Ai tagli programmati per il 2008-2013, pari a circa due milioni e mezzo di euro, si vanno ad aggiungere anche 55 milioni della manovra di luglio, oltre a quelli varati ad agosto che incideranno dell’1% per le spese di funzionamento di soprintendenze, archivi, biblioteche, musei e istituti centrali e periferici nonché per un altro 1,5% per le spese relative agli interventi di tutela e restauro per gli anni 2012 e 2013, e di un ulteriore 0,5% per gli anni 2014, 2015, 2016. Tagli che vanificano gli effetti delle disposizioni contenute nel decreto legge che riguardava Pompei dopo il crollo della Scuola dei Gladiatori. Gli effetti che ne derivano sono devastanti. Archeologi, architetti e tecnici mancano materialmente di mezzi per fare attività di tutela negli scavi di Pompei e negli altri siti archeologici di rilievo nazionale, a causa della carenza di soldi per le missioni e del divieto dell’uso della propria automobile. I soprintendenti e i direttori, per poter fronteggiare alla drammaticità dei tagli e nello stesso tempo mantenere aperte le porte di musei, aree archeologiche, archivi e biblioteche, hanno ridotto (non potendo fare diversamente) gli interventi di tutela, al fine di porre in essere “progetti speciali integrati” con cui pagare luce, riscaldamento, ecc.. Lo Stato, per esse, ha messo a disposizione solo 200 mila euro per il 2012. A ciò si aggiunge che la manovra, in discussione alla Camera, prevede all’art.1 la “razionalizzazione di tutte le strutture periferiche dello Stato con la concentrazione in un solo ufficio a livello provinciale”; e sempre nello stesso articolo, al comma 3, determina un ulteriore taglio del 10% di soprintendenti e dirigenti di archivi e biblioteche ed un ridimensionamento, nella misura del 10%, del personale tecnico scientifico, amministrativo e della vigilanza. Tradotto in cifre, significa tagliare 38 sedi e quasi 5 mila posti di lavoro. Secondo il sindacato Uil è una vera e propria catastrofe. La Uil è nettamente contraria alla cancellazione degli Istituti deputati alla tutela (come la Sanp, Soprintendenza Archeologica Napoli e Pompei) perché si tratterebbe di un ulteriore imbarbarimento culturale che l’Italia non si può permettere. A questo punto è preferibile, secondo la Uil, un ridisegno delle direzioni regionali. MARIO CARDONE