A cura della Redazione
All’una a pranzo, nella cittadella del Santuario, i commercianti di Pompei sono stati ospiti dell’arcivescovo Carlo Liberati. Pomeriggio a gustare il dessert ed una tazza di caffè ristretto al primo piano di Palazzo De Fusco. Il primo cittadino Claudio D´Alessio, nel testa a testa con i devoti di Hermes, ha servito, a sorpresa, anche il digestivo amaro che non è stato gradito da tutti. “Attenzione a non risvegliare il lupo che dorme”. Era una avvertimento o una minaccia? - si sono chiesti i rappresentanti di Confesercenti, Ascom e Cidec -. Inoltre, a chi si riferiva? Forse ad un suo avversario politico?”. Andiamo con ordine. In primis bisogna notare che mai prima di adesso (probabilmente complice i riflessi della manifestazione di protesta al Municipio) i commercianti sono stati così coccolati dalle autorità politiche e (specialmente) religiose di Pompei: manifestazioni sotto al Palazzo, per esempio, gli ex operai dell’Aticarta ne hanno fatte numerose ma Liberati non si è mai sognato d’invitare i loro sindacalisti neanche per una pastarella. Un modo come un altro per intendere cosa ci sia dietro a questo invito a pranzo, e tentare di leggerne il significato speciale che per i soliti mal pensanti consiste nell’avvicinarsi agli avversari del sindaco, aspetto che mal si addice a chi predica di mostrare l’altra guancia. Per il resto della città, quell’invito pranzo è arrivato con almeno sette anni di ritardo. Il convivio è stata un´occasione per discutere del piano traffico varato dall’esecutivo comunale. In poche parole, Liberati l’ha detto fin dal primo momento che a lui l’isola pedonale in centro città e la tassa d’ingresso per i pulman turistici (quindi anche di pellegrinaggio religiosi) non stanno bene. La Chiesa possiede un parcheggio all´interno della cittadella che sarebbe "soffocato" da tali provvedimenti. D’altro canto, il Santuario di Pompei è proprietario di un’area complessiva composita che potrebbe essere allettante per la creazione di parcheggi pubblici (dietro autorizzazione della Soprintendenza). Si Parla di Parco San Paolo, il villino Borrelli e via Minutelle. Aree che potrebbero entrare nel portafoglio parcheggi della città se solo il sindaco D’Alessio diventasse più “flessibile” riguardo la tassa di destinazione d’uso dell’ex seminario, destinato a diventare un hotel per congressi. Un’ambasciata che l’arcivescovo di Pompei manda tramite i "colombi" e le "aquile" del commercio pompeiano, che hanno trascorso la giornata di ieri a "volare" da un palazzo all’altro con il ramoscello d’ulivo. La proposta è una via d’uscita che potrebbe aiutare il ravvicinamento tra “Peppone e Don Camillo di Pompei” e gettare le basi per una politica alternativa dei parcheggi chye una prima configurazione allettante perché mette la Chiesa di Pompei al servizio della Comunità civile. Alessandro di Paolo, Fabio Acanfora, Fabio Miele e Domenico Volpe sono rimasti affascinati dalle teorie del’Arcivescovo, che rappresentava il mito di una Pompei senza tasse per i torpedoni e senza multe per gli automobilisti. Un turismo culturale e religioso con il portafoglio riservato ai consumi. Gestire la città, però, comporta anche altro: strade sicure e illuminate, vigili urbani e ambiente decoroso. Iniziative che richiedono ordine e risorse. Inoltre l’Arcivescovo non può chiedere nello stesso tempo il silenzio nella città religiosa e le automobili che arrivano fin sotto la sua finestra. MARIO CARDONE