A cura della Redazione

E’ stata senza dubbio un’Iniziativa di alto profilo scientifico e sociale quella messa in campo da Regione Campania, Città Metropolitana di Napoli e Comune di Poggiomarino nell’ampia area naturalistica di Longola. Sabato 10 febbraio è stato inaugurato il Parco Archeologico Naturalistico che, insieme alla parziale ricostruzione di un villaggio di capanne dell’età del bronzo, realizzato su isolotti artificiali ricavati all’interno di un’area umida bagnata dall’acqua stagnante del corso intermedio del fiume Sarno, ha proposto la tutela naturalistica ed etnologica di contesto. Vale a dire di quel pezzo di territorio di significativo valore culturale anche perché gli abitanti locali (sarrastri) furono i primi ad essere attratti dal territorio alla foce del medesimo corso d’acqua, che vide un migliaio di anni successivi l’edificazione della città di Pompei alle falde del Vesuvio.

Il Parco di Longola è stato realizzato dal Comune di Poggiomarino sotto la direzione scientifica del Parco Archeologico di Pompei, grazie ad un finanziamento di due milioni e mezzo di euro erogato dalla Regione Campania. Intende proporre la memoria di un paesaggio integrato (uomo-natura) di tremila anni fa con parte dell’insediamento (formato da due capanne poste su un isolotto difeso da palizzate) che sottrae (adesso come allora) spazio al corso del fiume assicurando in tal modo sicurezza e comunicazione per scambi commerciali di manufatti con popoli del Mediterraneo in cambio di derrate agricole e materiali grezzi (come l’ambra).

Il Parco si avvale di una serie di strutture per l’accoglienza, lo svago, la didattica e l’illustrazione di usanze e mestieri della tradizione lungo la passeggiata fluviale. Una particolare menzione va all’alimentazione, settore in cui vengono riproposte ricette oramai dimenticate, e alla musica in cui regna la tammorra, strumento musicale di origine contadina che scandisce con i suoi ritmi l’alternanza delle stagioni mentre compete ai canti popolari tramettere usanze, costumi e ricorrenze.

L’iniziativa di Longola, per questo motivo, non si limita al valore ma rappresenta il fulcro di un ambizioso progetto di rilancio del territorio che punta alla sua promozione turistica per rendere Poggiomarino uno dei siti archeo-fluviali più interessanti d’Europa. Altri aspetti riguardano la galleria fotografica, l’info-point e l’utilizzo della sofisticata tecnologia al servizio della ricerca e della comunicazione.

La edificazione di Longola ha rappresentato per studiosi, tecnici, operatori culturali ed associazioni del territorio un’esperienza di alto profilo scientifico dove, come ha spiegato l’architetto Emilio Castaldo, sono state messe a frutto le conoscenze acquisite in precedenza nella ricostruzione del più antico villaggio di Nola insieme alle osservazioni scientifiche registrate a Longola nel corso dello scavo riguardo ai materiali utilizzati per le capanne, le loro dislocazioni ed articolazioni sul suolo, le difese dall’acqua e dagli agenti esterni e le stesse strutture delle capanne. Senza parlare della grande quantità di reperti recuperati che, oltre a fornire conoscenze aggiuntive, formeranno materiale espositivo di un museo che tutti sperano arrivi al più presto a coronamento dell’iniziativa.

A conclusione bisogna fare riferimento alla generosa spinta popolare che con le sue associazioni (come Terramare 3000) prima hanno condotto la battaglia civile per la salvaguardia del sito archeologico di Longola, scoperto nell’ottobre del 2000 quando era destinato all’edificazione di un depuratore del medio Sarno, e successivamente hanno imposto con numerose iniziative susseguite nel ventennio l’orientamento politico (al di là dei colori partitici che si sono alternati) mirato alla creazione dell’area archeologica sperimentale.

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