A cura della Redazione

Maggioranza e opposizione politica votano all’unanimità il programma amminsitrativo per Pompei introdotto da un breve intervento dal sindaco Pietro Amitrano, e letto punto per punto da Franco Gallo, presidente del consiglio comunale, nella seduta di oggi, 10 ottobre.

Chi da questa premessa deduce che la minoranza ha fatto il suo mestiere, sbaglia di grosso. La strategia politica di Andreina Esposito e compagni è basata sulla parola “determinazione” pronunciata, nel suo prologo, dallo stesso Amitrano dopo l’ammissione: “Non c’è niente di nuovo. Si tratta di trasformare un paese in città imponendone l’immagine nel mondo”. Subito dopo è stata elencata la sequela delle misure amministrative programmate.

«Le condivido, mi auguro che siano portate a termine». E’ la replica distensiva di Andreina Esposito, che ha annunciato il voto favorevole suo e dei suoi colleghi di parte. Una condivisione sincera o una dichiarazione di guerra? Probabilmente vale la prima e la seconda ipotesi perché è chiaro che la minoranza intende incalzare sui fatti il governo di Pompei. Vale a dire sui ritardi rispetto al programma politico. Dimostrano l’assunto le due proposte di delibera (rigettate dal voto della maggioranza), l’assenza del consigliere Raffaele De Gennaro (prontamente fatta notare), notoriamente molto sensibile alla tematiche della illuminazione delle strade private ad uso pubblico e del superamento con atto d’indirizzo del degrado di aree di concessione private che non hanno avuto seguito.

Altro intervento da parte del consigliere (pardon, capogruppo) Alfonso Conforti ha puntato a far emergere i primi (inconfondibili) scricchiolii provenienti dal monolite targato Amitrano. «Bartolo Martire aveva dichiarato che ci sarebbe stato un risparmio di 100mila euro l’anno per il Comune a causa dell’azzeramento del costo per lo staff del sindaco. Al contrario abbiamo saputo che il Comune di Pompei ha assunto quattro suoi diretti collaboratori». A questo punto Martire avrebbe fatto una brutta figura. La conclusione di Conforti appare una palese provocazione (tanto che Amitrano non ha profferito una sillaba). Il "volpino" ha voluto alludere alla palese diversità di vedute sull’argomento in seno alla maggioranza, approdate inopinatamente in aula di consiglio, tanto che lo stesso Amitrano si è visto costretto a mettere (precedentemente) a punto con il suo neo addetto stampa un “piano della comunicazione” da sottoporre alla sua maggioranza allo scopo di evitare altre brutte figure.

Ritornando alle due delibere d’indirizzo (cimitero e illuminazione delle strade private) proposte dalla Esposito e compagni e respinte dalla maggioranza: la prima (quella sul cimitero) è stata liquidata più facilmente perché il dirigente Sorrentino ha spiegato nella relazione preliminare che la regolamentazione amministrativa riguardante le autorizzazioni edili a privati prevedono termini di decadenza e vincoli a beneficio dell’immagine del Monumento; altra questione (e certamente più spinosa) è quella dell’illuminazione delle strade private ad uso pubblico. La materia interessa un lato grigio della politica pompeiana in cui si fondono esigenze legittime, iniziative illegali, sciacallaggi e clientelismi politici.

Difficile navigare in questo mare con la barra dritta. Dibattito serrato tra La Marca che ha affermato: “Non vi consentiremo di fare politica su una materia così delicata in cui gli uffici competenti del comune di Pompei già stanno assumendo i primi provvedimenti”, e sul fronte opposto Robetti: “Perché si illumina solo una strada e non tutto il territorio pompeiano lasciato nell’oscurità della notte?”. Ribatte il consigliere alla notizia della prossima illuminazione di una traversa di via Casone (periferia sud) che collega Pompei con Scafati.   

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