A cura della Redazione

Clamorosa scoperta dell’Archeologia Pompeiana. Una serie di esami scientifici svolti da diverse università italiane hanno chiarito con la quasi certezza che il cranio ritrovato a Stabia e custodito oggi a Roma è davvero quello del  leggendario ammiraglio della flotta di Miseno, che svolse il primo incarico di protezione civile della storia nel nobile tentativo di salvare le popolazioni vesuviane dalla furia eruttiva del Vesuvio.

Il   giallo sull’autenticità del cranio, rinvenuto durante uno scavo durato oltre un secolo sembra essere definitivamente risolto, grazie alle indagini di laboratorio delle università di Roma, Camerino, Macerata ed altre che hanno chiarito che il teschio che giace con l’etichetta “Plinio il Vecchio” negli scaffali del Museo dell’Arte Sanitaria di Roma appartiene allo scheletro del leggendario ammiraglio della flotta romana di Miseno, che morì sulla spiaggia stabiese durante la prima operazione di “protezione civile” della storia.

Una conferenza (con cena) di Flavio Russo, fissata per venerdì 31 gennaio, spiegherà nei minimi dettagli la vicenda che da una ventina d’anni appassiona storici e curiosi dell’Antichità Pompeiana. In sintesi già le precedenti dichiarazioni portavano alla conclusione che il cranio esposto a Roma appartiene a un uomo di circa 50 anni mentre Plinio, quando morì, ne aveva 56. Addosso allo scheletro erano stati trovati gioielli che fanno pensare ad uno status di alto rango sociale. Il corpo del presunto prefetto è stato trovato insieme ad altri 72  scheletri nel fondo Bottaro, vicino al lido di Stabia dell’epoca.

Ora che la prova decisiva è arrivata  con l’esame scientifico di laboratorio il mistero si può dire risolto grazie all’esame della dentatura del teschio e l’esame chimico del suo smalto che ne confermerebbe l’identità. Nel Museo dell’Arte Sanitaria di Roma è custodito un teschio la cui etichetta reca un nome che ha un significato molto importante per Pompei:  Plinio il Vecchio , ovvero l’ammiraglio della flotta romana di stanza a Miseno morto nel disperato tentativo di salvare le popolazioni delle città colpite dalla furia del Vesuvio, rimanendo egli stesso vittima della tragedia.

“E’ stato stabilito che si tratta davvero del coraggioso generale romano – dichiara l’ingegnere Flavio Russo - quel teschio rinvenuto a Stabia nei primi anni del Novecento è suo”. Assicura senza riserve, il funzionario del Ministero della difesa in pensione che esporrà i motivi di fondo della sua ricerca (adesso avvalorata dalla recente scoperta) nel corso dell’incontro gastronomico  al Caupona di Pompei, dove venerdì 31 gennaio ore 20 terrà una conferenza.