A cura della Redazione

Il làscito di Giancarlo Siani e il suo viaggio che... continua. Il giornalista de Il Mattino - corrispondente da Torre Annunziata negli anni bui del connubio politca-camorra -, ucciso dalla camora per i suoi articoli "scomodi" il 23 settembre 1985, è il protagonista del nuovo libro di Paolo Miggiano, dal titolo "NA K14314 - Le strade della Mehari di Giancarlo Siani", che evoca la targa dell'auto sulla quale girava Siani. Miggiano, giornalista, è stato coordinatore e responsabile dei progetti editoriali della Fondazione Pol.i.s., con la quale tuttora collabora.

Il volume sarà presentato il prossimo 26 giugno alle ore 18 presso la sede dell'associazione "Giuseppe Veropalumbo"  - ubicata in un bene confiscato alla camorra al Palazzo delle Catene di via Vittorio Veneto a Torre Annunziata - intitolata al 30enne ammazzato nella città oplontina il 31 dicembre 2007 da un proiettile vagante.

Insieme all'autore interverranno Carmela Sermino, presidente dell'associazione e moglie di Veropalumbo, nonché a capo dell'Osservatorio comunale per la Legalità; l'architetto Antonio Irlando, grande amico di Giancarlo Siani e già assessore alla Cultura del Comune di Torre Annunziata; Alfredo Avella, presidente del coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti della criminalità; la giornalista Giovanna Salvati. A moderare l'incontro, Gino Monteleone, vicepresidente dell'associazione Giuseppe Veropalumbo.

Quello della Méhari di Giancarlo Siani è un viaggio particolare. Iniziato, o forse sarebbe meglio dire ripreso, il 23 settembre 2013, proprio ventotto anni dopo quella violenta sera di fine estate. La Méhari è ripartita da lì, dalla strada che avrebbe percorso il 24 settembre 1985: da casa fino a via Chiatamone, presso la sede de Il Mattino, il quotidiano dove Giancarlo, ancora “abusivo”, scriveva da anni e raccontava fatti di camorra e non solo.

Con "NA K14314" Paolo Miggiano racconta non solo la cronaca del viaggio della Méhari, ma soprattutto il senso del viaggio: sostenere istanze finalizzate a una reale e concreta tutela giuridica delle vittime dei reati intenzionali violenti ed essere simbolo della libertà di stampa e di una concreta ed efficace lotta alle mafie. Un viaggio, in Italia e in Europa, che cattura e rapisce perché - tra le tante domande che ancora aleggiano sulle zone d’ombra di una morte così assurda e ingiusta - racconta di un ragazzo normale dal tempo breve, reso eccezionale dalla ferocia del crimine; e perché evidenzia quanto sia fondamentale proseguire l’impegno nella lotta alle mafie, attraverso il sinergico coinvolgimento di istituzioni, associazioni e cittadini. Di tutti. Nessuno escluso.

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