Continua la pubblicazione di personaggi famosi di Torre Annunziata, una rivisitazione di articoli già pubblicati da Torresette e curata dal prof. Salvatore Cardone, giornalista, storico e scrittore. Tutti i sabati e domeniche da luglio a settembre, Torresette porterà a conoscenza, soprattutto di giovani e studenti, la ricca storia di Torre Annunziata dei secoli scorsi. Dopo l'articolo di ieri su Michele Caravelli, vi proponiamo oggi la storia della famiglia Gambardella, con padre e figlio entrambi sindaci di Torre Annunziata. Buona lettura.
Dalla Costiera Amalfitana a Torre Annunziata
Una storia che affonda le radici nel cuore della Costiera Amalfitana e si snoda tra le pieghe più burrascose del Risorgimento italiano. È la storia della famiglia Gambardella, un intreccio di volti, luoghi ed eventi che, tra il Settecento e il primo Novecento, ha attraversato rivoluzioni, esili, rinascite civili e impegni pubblici.
Tutto comincia a Minori, intorno al 1750, con la nascita di Vincenzo Gambardella, figlio di Crescenzo e Anna Maria Gargano. È proprio Vincenzo a spostarsi a Torre Annunziata, all’epoca fiorente borgo marinaro e commerciale, dove mette radici sposando Maria Benedetta Gargano. Da questa unione nasce Domenico Gambardella, che diventerà il primo protagonista di rilievo della famiglia.
Domenico: medico, sindaco e rivoluzionario
Medico stimato e uomo di pensiero, Domenico Gambardella sposa nel 1818 Maria Teresa Manzo, e inizia la sua carriera pubblica come primo cittadino. Ma non si limita alla medicina o all’amministrazione: è anche Gran Maestro della Carboneria torrese, coinvolto nei moti rivoluzionari del 1820-21 che chiedevano costituzioni e libertà civili.
Costretto a fuggire per evitare l’arresto dopo la repressione borbonica, lascia l’Italia per Barcellona, poi Marsiglia, e infine Roma e Firenze, sempre in fuga dalle persecuzioni politiche. La sua è una vita da esule, segnata dalla passione civile ma anche dal dolore dell’allontanamento forzato. Nel 1829, mentre è rifugiato a Firenze, nasce il figlio Vincenzo (nella foto), destinato a portare avanti il nome e l’impegno del padre.
Il ritorno e una nuova generazione
Dopo diciotto anni vissuti a Marsiglia esercitando la professione medica, Domenico può finalmente rientrare a Torre Annunziata nel 1848, grazie all’amnistia di Ferdinando II. Muore il 9 gennaio 1856, dopo aver vissuto con coerenza una vita di impegno e sacrificio.
Nel frattempo, il figlio Vincenzo Gambardella, cresciuto tra esilio e ideali risorgimentali, si laurea in giurisprudenza all’Università di Napoli e intraprende una carriera politica. Nel 1873 sposa Maria Antonia Cirillo, originaria anch’essa di Torre Annunziata, e tre anni dopo nasce il loro primogenito, Domenico.
Sindaco e uomo delle istituzioni
Come suo padre, anche Vincenzo assume un ruolo centrale nella vita pubblica torrese. Diventa sindaco nel 1874 e resta in carica fino al 1879. Durante il suo mandato, grazie all’intermediazione del ministro Giovanni Nicotera e del parlamentare locale Mauro Morrone, ottiene l’ampliamento dei confini comunali fino all’Oncino a ovest e al quartiere Grazie a est.
Un fatto raro e simbolico suggella il suo impegno: il 3 marzo 1877, mentre è ancora in vita, una strada della città viene intitolata a Vincenzo Gambardella, segno della profonda gratitudine e del rispetto della comunità.
Il cerchio della memoria
Vincenzo muore il 21 marzo 1900, esattamente 79 anni dopo il decesso del fratellino omonimo, morto pochi giorni dopo la nascita. Una coincidenza toccante, che chiude idealmente il cerchio di una vita iniziata nell’esilio e conclusa nell’onore.
Il figlio Domenico, nato nel 1876, continua la storia familiare sposando nel 1904 Anna Gallo de’ Tommasi. Un nuovo secolo sta per aprirsi, e con esso un nuovo capitolo della dinastia Gambardella, che ha saputo coniugare ideali, competenze e servizio pubblico nel corso di generazioni.
Una famiglia, uno specchio d’Italia
La vicenda della famiglia Gambardella è più di una semplice genealogia: è il ritratto in miniatura dell’Italia che cambia, dal Regno borbonico all’Unità, tra sogni rivoluzionari e conquiste civili. È la storia di uomini che hanno fatto dell’impegno pubblico e dell’integrità morale la loro eredità più grande.