A cura della Redazione

La chiusura del Museo dell'Identità a Torre Annunziata, paventata nel corso di un incontro tra la Commissione straordinaria a capo dell'Amministrazione comunale oplontina e le associazoni cittadine, sta suscitando le reazioni contrariate del mondo culturale locale.

Dopo le preoccupazioni manifestate dal presidente della Pro Loco, Luigi Scognamiglio, e dalla professoressa Mirella Azzurro, a capo della sezione torrese dell'Archeoclub "Mario Prosperi", arrivano anche le riflessioni del presidente del Centro Studi Storici "Nicolò d'Alagno", il collega giornalista e storico locale Vincenzo Marasco.

Questa le sue parole, ovviamente di delusione e allo stesso tempo forti e improntate a far "ricredere" i Commissari, che pubblichiamo di seguito:

La decisione dei Commissari di voler "smontare" il Museo dell’Identità di Torre Annunziata va intesa come l’ennesimo fendente dato ad una città ormai morente da tempo. Quando durante l’incontro avuto la mattina dell’11 agosto, tra le associazioni aderenti al gruppo “GiraOplonti”, ed eravamo presenti anche noi rappresentanti del Centro Studi Storici “Nicolò d’Alagno”, con i reggenti del governo provvisorio torrese, abbiamo presentato una proposta collettiva che funzionalmente doveva avviare finalmente l’iter per la costituzione del museo civico cittadino, ci è stato risposto che invece l’esposizione in atto a Palazzo Criscuolo a breve sarebbe stato smantellata. Siamo rimasti raggelati e increduli, in quanto mai ci saremmo aspettati una decisione del genere, presa così in sordina e senza un confronto con chi fino ad oggi ha “faticato”, prodigandosi in toto per mantenere vivi quegli spazi e la Mostra di reperti archeologici accolta al loro interno, che a tutti gli effetti costituisce un preziosissimo baluardo culturale cittadino.

L’accordo tra i Commissari e il Parco Archeologico di Pompei sarebbe quello di spostare i reperti, attualmente in mostra nelle stanze di Palazzo Criscuolo, negli ambienti della villa di Poppea Sabina. Tra questi e gli oscuri e nascosti depositi (dove peraltro continuano ad essere custodite altre preziose testimonianze della nostra Storia, quando non sono in viaggio per arricchire altre mostre in giro per il mondo), paventiamo che il passo possa essere davvero breve! 

Il Museo dell’Identità non può finire in questo modo e non può essere inteso come uno scotto da pagare, l’ennesimo, causa il fallimento totale della politica locale e delle modalità dirigenziali di alcuni funzionari del Comune di Torre Annunziata. E’ troppo facile prendersela ancora una volta con la Cultura, quella Cultura locale che non smette di essere vilipesa senza pensare che ad oggi rappresenta l’unica opportunità di riscatto per una città che ormai non riesce più ad appigliarsi a nessuna parte per riemergere da un mare di illegalità e di soprusi, una città offesa e sfruttata senza orientamenti futuri, fino a essere ridotta allo stremo.

Eppure Dante ci esortava «a non vivere come bruti, ma a seguire virtute e conoscenza»!

Il Museo dell’Identità, che sarebbe dovuto diventare il “Museo Civico di Torre Annunziata”, non può essere considerato l’agnello sacrificale per far ritornare la politica al centro della città con lo scopo di dover far riavvicinare i cittadini alle Istituzioni. E non può essere assolutamente barattabile con nessuna altra opzione se non con quella di una sua valorizzazione radicale, perché ormai l’unica destinazione di Palazzo Criscuolo non può essere che quella della sua musealizzazione.

A causa di questa decisione ne soffrirebbero profondamente l'immagine della città, la credibilità della cittadinanza tutta, che peraltro ha pure le sue colpe in questo sfacelo, le istituzioni scolastiche e soprattutto coloro che da decenni si battono affinché Torre Annunziata possa avere il suo polo museale e culturale.

Quei grandi torresi, quali "figli" migliori di questa nostra comunità, che tanto si batterono per Oplontis, Torre Annunziata e tutto quanto riguardasse la valorizzazione del territorio, tra cui gli intramontabili Salvatore Farro, Salvatore Russo, Francesco Formisano, Carlo Malandrino, Giovanni Di Martino, Mario Prosperi e, non per ultimo, Enzo Celone, profondamente offesi ancora da questo ennesimo schiaffo dato alla città, siamo certi che staranno rivoltandosi nelle loro tombe!