Truffa all’Equitalia per per centinaia di migliaia di euro. E’ l’accusa nei confronti di una decina di persone, tra cui cinque dipendenti della società di riscossione e due addetti alla vigilanza, su cui pendono vari capi di imputazione: associazione a delinquere, delinquere finalizzata alla corruzione, abuso d'ufficio, rivelazione e uso di segreti d'ufficio, falso e truffa ai danni di Equitalia.
Dalle indagini, condotte dal pm Henry John Woodcock e dal procuratore aggiunto Alfonso D'Avino, è emerso che gli impiegati ricevevano mazzette per intervenire sui terminali aziendali allo scopo di agevolare i debitori.
In particolare, secondo l'ipotesi accusatoria, gli indagati intervenivano sui fermi amministrativi disposti per i veicoli sequestrati ai debitori o provvedevano alla cancellazione o alla modifica delle posizioni debitorie di titolari di cartelle esattoriali effettuando anche rateizzazioni dei debiti ed eludendo il controllo delle commissioni interne.
Per tali illeciti esisteva, secondo gli inquirenti, una sorta di "tariffario": da duecento a duemila euro per la cancellazione dei fermi e la modifica delle situazioni debitorie nonché dai 10 ai 50 euro per le visure e altri accertamenti da parte degli addetti alla vigilanza che, a loro volta, si rivolgevano agli impiegati per ottenere informazioni.