A cura della Redazione

«La crisi attuale che stanno attraversando le aziende di trasporto del gruppo EAV (Circumvesuviana, Sepsa e MetroCampania NordEst) è ascrivibile solamente all'incapacità dei vertici aziendali di gestire, in modo efficace, finanche i più semplici processi gestionali in un'azienda complessa, com'è una che si occupa di trasporto pubblico locale». Lo denuncia in una nota il sindacato Or.S.A di Napoli.

I dipendenti EAV ancora devono percepire gli stipendi e nella giornata di ieri, 1 luglio, «sono state soppresse circa un centinaio di corse, tra cui circa 30 tra Napoli e Sorrento (tutte e 6 le corse del Campania Express), oltre 20 da Napoli a Poggiomarino, ed una decina tra Napoli e Sarno e tra Napoli e Baiano, oltre a una quindicina di corse locali, tra Napoli ed Acerra e tra Napoli e San Giorgio», prosegue il comunicato.

«Sono trascorsi inutilmente diversi giorni, carichi di tensioni e di assoluta mancanza di informazioni certe, e poi, solo in seguito alla minaccia da parte del personale di avere un atteggiamento non più collaborativo, la direzione aziendale ha pubblicato un Avviso al Personale (il n° 12 del 30 giugno), in cui si spiega che a causa del fatto che solo l'1 luglio, "l'Ufficio Ragioneria della Regione Campania trasmetterà il mandato di pagamento all'Istituto Tesoriere della Regione", pertanto, "alfine di limitare al minimo il disagio dei lavoratori... la corresponsione delle retribuzioni avverrà per il 50% facendo ricorso a disponibilità aziendali con valuta 2 luglio e per il residuo importo con valuta in data 6 luglio".», scrive ancora il sindacato. Che poi aggiunge: «Questa iniziativa è stata vista dai lavoratori come una presa in giro, perché se il Direttore Generale avesse voluto veramente ridurre al minimo il disagio, allora questo provvedimento doveva esser preso già dal 25 giugno scorso, ora si corre il rischio che queste "improvvise disponibilità aziendali" siano preda di banche e finanziarie, che se ne impossesseranno che appena questi soldi toccheranno i conti correnti dei lavoratori, e ad essi, rimarrà ben poco. Per cui essi hanno autonomamente deciso di manifestare il loro dissenso facendo partire tutti i treni con 10 minuti di ritardo e rifiutando le prestazioni straordinarie».