A cura della Redazione

Favoreggiamento personale ed estorsione aggravata dal metodo mafioso. Sono queste le accuse che hanno portato il GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta della DDA partenopea, ad emettere sei ordinanze di cutodia cautelare nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti vicini al clan Abete-Abbinante-Notturno, eseguite dal GICO del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Napoli.

La vicenda trae origine dalle indagini sull'omicidio di Pasquale Romano, ucciso perché scambiato per un affiliato ad un clan rivale (la vittima designata dell'agguato) il 15 ottobre 2012 in piazza Marianella a Napoli.

Proprio nell'ambito delle investigazioni che portarono poi all'arresto di Giovanni Vitale, alias Gianluca, ritenuto uno dei killer che partecipò all'agguato, è stato possibile individuare l'intera rete di soggetti che ne avevano favorito la latitanza prima dell'arresto.

Agli indagati viene contestato di aver costretto il liquidatore del Fondo di Garanzia per le Vittime della Strada di Napoli a firmare una quietanza di pagamento di 12 mila euro per la liquidazione di un sinistro stradale. Soldi che servivano al sostentamento di Vitale durante il perdiodo in cui era ricercato.

I sei arrestati avevano minacciato il funzionario, qualora non avesse liquidato la somma, di ritorsioni nei confronti della moglie e dei figli, e dicendo di appartenere al clan dell'"Alleanza di Secondigliano" e di essere dediti alla "uccisione dei bambini nelle culle", si legge nella nota diffusa dalla Procura.