A cura della Redazione

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Il 3 ottobre scorso, la Direzione Distrettuale Antimafia ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Napoli nei confronti di quattro indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, del reato di omicidio, con l’aggravante delle finalità mafiose e favoreggiamento personale. In particolare, per due degli indagati, entrambi detenuti, Luciano Mazzarella e Luciano Barattolo, è stata disposta la custodia in carcere, e per altri due gli arresti domiciliari.

A MAzzarella e Barattolo viene contestato l’omicidio di Andrea Ottaviano, avvenuto I’11 giugno 2011, alle altre due indagate il reato di favoreggiamento personale per aver occultato le tracce del delitto subito dopo l’esecuzione dello stesso ed aver reso false dichiarazioni alla Polizia Giudiziaria.

La ricostruzione della vicenda, si legge neII’ordinanza, è stata possibile grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, riscontrate dagli elementi acquisiti nell’immediatezza dei fatti.

L’omicidio ebbe a maturare nell’ambito delle logiche interne al clan Mazzarella, ovvero come conseguenza dei dissapori ormai insuperabili sorti tra Luciano Mazzarella e il cugino Andrea Ottaviano, entrambi aspiranti a gestire le estorsioni alla “Duchesca” e “Forcella”. Infatti, Mazzarella, tornato sulla scena criminale a  seguito della sua scarcerazione, aspirava a riguadagnare la posizione detenuta prima di essere arrestato e dovette, perciò, fare i conti con Andrea Ottaviano, suo cugino, divenuto, nel frattempo, “responsabile” del mercato della Maddalena, succedendo al fratello Paolo nel ruolo di reggente del clan.

Ottaviano fu freddato da più colpi di pistola da Luciano Mazzarella nell’abitazione in uso a Mariarca Riera (moglie di Salvatore Barile, altro cugino di Mazzarella e Ottaviano), dove era stato accompagnato da Luciano Barattolo su disposizione di Mazzarella. La vittima, già ferita, dopo essere fuggita in strada era stata raggiunta ed attinta da altri colpi di pistola. Quanto alle altre due indagate poste agli arresti domiciliari (Mariarca Riera e Luisa Mazzarella), esse hanno fornito un reiterato ed efficace aiuto a sviare le indagini, adoperandosi anche a ripulire la scena del crimine dalle copiose tracce di sangue lasciate dalla vittima nell’appartamento e sul pianerottolo del palazzo, al fine di evitare ogni collegamento tra il delitto e Luciano Mazzarella.

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