A cura della Redazione

Sgominata una banda dedita ai furti in appartamento tra Avellino e provincia. I Carabinieri della Compagnia del cappoluogo irpino hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa della misura coercitiva, emessa dal GIP del locale Tribunale su richiesta della Procura, nei confronti di quattro avellinesi (tre dei quali - di età compresa tra i 35 ed i 50anni - finiti in carcere ed un 60enne colpito dall’obbligo di dimora) ritenuti responsabili del reato di furto aggravato.

L'operazione, denominata “Madonna Nera” (che prende il nome dal noto dipinto recuperato la scorsa estate), è stata sviluppata dai militari della Stazione di Avellino e coordinata dall’Autorità Giudiziaria, ed ha inferto un altro duro colpo alla criminalità predatoria in Irpinia.

L’indagine trae origine da una denuncia sporta nel giugno del 2016 relativa ad un furto in appartamento: il sopralluogo effettuato da personale specializzato dell’Arma, metteva in luce varie tracce, correlate ad altri analoghi episodi successivamente denunciati, riconducibili agli stessi autori. La caparbietà e la determinazione dei Carabinieri, decisi a dare una risposta quelle denunce di furti che avevano creato non poco clamore nella comunità irpina, premiava alla fine gli sforzi. Lo sviluppo di fonti di intelligence, l’acquisizione di utili informazioni nonché di video dalle telecamere di tutta la zona e l’analisi degli elementi raccolti sia con sofisticate attrezzature tecniche che con metodi classici di appostamento, di osservazione, di pedinamento, permetteva di accertare la responsabilità di 17 persone, indagate a vario titolo, a seguito di vari furti perpetrati in abitazioni non solo dell’avellinese.

Per eludere i controlli delle Forze dell’Ordine, i malviventi erano soliti utilizzare veicoli di cortesia condotti da complici che di volta in volta venivano rimpiazzati. Ricostruito anche il “modus operandi”: i malviventi, individuato l’obiettivo da colpire e valutato il momento propizio, decidevano di mettere a segno il furto; e mentre l’autista rimaneva all’esterno, fungendo quindi da “palo” al fine di avvisare in caso si eventuali imprevisti, i ladri - dopo aver forzato porte o finestre - penetravano all’interno delle abitazioni e le svaligiavano.

Per evitare di essere identificati, gli indagati erano soliti travisarsi ed indossare guanti. In alcuni casi, benché sorpresi dai proprietari, per nulla intimoriti portavano a termine la loro azione criminosa prima di darsi alla fuga. I malviventi, durante i loro raid, non disdegnavano attrezzi agricoli e biciclette di valore, oltre a oggetti preziosi e tessere bancomat con annesso “pin” che, appena terminato il furto, utilizzavano nell’ATM più vicino per effettuare il massimo prelievo. I gioielli rubati venivano invece puntualmente fatti valutare presso delle gioiellerie per poi venderli a loro conoscenti che, identificati nel corso delle indagini, sono stati deferiti per ricettazione.

Tra la refurtiva recuperata e restituita agli aventi diritto, c'è l’antico dipinto della “Madonna con Bambino”, di notevole valore, risalente al 1600 ed attribuibile verosimilmente all’artista partenopeo Salvator Rosa, rubato nel 2005 all’interno di una villa barocca dell’hinterland salernitano e recuperato lo scorso mese di agosto a seguito di una perquisizione presso un’abitazione dove i Carabinieri avevano avuto contezza della presenza di quell’opera d’arte. L’opera, oggetto di accertamenti da parte del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, è attualmente in fase di restauro.

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