A cura della Redazione

Due anni fa l'omicidio di Genny Cesarano al Rione Sanità a Napoli. Era il 6 settembre 2015 quando, in piazza San Vincenzo, il ragazzo, appena 16enne, estraneo a qualsiasi gruppo criminale e a fatti delinquenziali, fu raggiunto da diversi colpi d'arma da fuoco esplosi durante una "stesa" messa a segno da esponenti del clan Lo Russo per "vendetta" nei confronti di membri del clan rivale Esposito-Genidoni, come successivamente ricostruito dagli inquirenti.

Quattro persone, per quel delitto, sono state arrestate a gennaio scorso dagli agenti della Squadra Mobile di Napoli. Un altro giovane, di 21 anni, è stato raggiunto da una ordinanza cautelare. Si trovava insieme a Genny nella piazza ed era armato. Insieme a lui altri amici che sono poi stati indagati per false informazioni fornite al Pubblico Ministero che indagava sul caso.

La Sanità ricorda Genny a due anni dalla morte con una manifestazione organizzata dall'associazione Un Popolo in Cammino in programma alle ore 19 di mercoledì 6 settembre nel quartiere del centro storico del capoluogo campano. «Genny Cesarano, oggi, è un simbolo - si legge in un post su Facebook pubblicato dall'ssociazione -. Il simbolo di un quartiere che dopo quella morte innocente ha saputo decidere che la misura era colma e alzare la testa. Il coraggio dei suoi genitori, dei suoi amici, la solidarietà di tanti non hanno permesso che un attentato riducesse tutti alla paura e al silenzio, sono stati da subito un'arma più forte della violenza. Due anni fa la Sanità -in nome di Genny e con Genny nel cuore - si riprendeva le sue strade, presidiando il quartiere e manifestando solidarietà e voglia di giustizia in migliaia. Da subito, contro le speculazioni, lo sciacallaggio mediatico, le bugie, i tentativi di mettere tutto a tacere, il rione Sanità ha saputo dire una cosa semplice: mai più. Mai più morti innocenti, mai più ingiustizia, mai più silenzio. Il percorso che, insieme, abbiamo trovato la forza di costruire è lungo e molte pagine sono ancora da scrivere. Oggi però si parla di monitoraggio e sorveglianza del territorio. Di scuole aperte. Si inizia a vedere una nuova luce per noi, per i giovani del territorio, per tutti.  Tutto questo lo dobbiamo a Genny. Per questo dobbiamo ricordarlo: per ricordare che non dobbiamo mai smettere di lottare per un futuro giusto, per una vita degna. Dopo due anni ricordiamo Genny: ricordiamo a noi stessi di restare umani».

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