A cura della Redazione

Ancora un provvedimento dell'Autorità Giudiziaria relativo al superbonus sui lavori edili, una misura che, in alcune circostanze, viene utilizzata in maniera distorta dalle imprese per lucrare attraverso operazioni di cessione dei crediti poco trasparenti.

Il Comando provinciale della Guardia di Finanza di Napoli ha dato esecuzione a un sequestro preventivo d’urgenza, emesso dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, di crediti derivanti da bonus edilizi per oltre 107 milioni di euro. Coinvolti due fratelli titolari di imprese attive nel settore edile e nel commercio di componenti elettronici, operanti nelle province di Caserta e Salerno.

L’attività trae origine da un’analisi di rischio sviluppata sulla circolazione di crediti derivanti dal bonus, per lavori di ristrutturazione, previsti dal Decreto “Rilancio” (D.L. 34/2020), un beneficio fiscale riconosciuto per le spese sostenute per la realizzazione di una serie di interventi di ristrutturazione edilizia finalizzati all’efficientamento energetico e al miglioramento della staticità sismica.

I successivi approfondimenti, condotti su alcune negoziazioni eseguite dai due imprenditori di Vallo della Lucania, hanno consentito di rilevare che gli stessi avrebbero caricato una ingente somma di crediti, sulla piattaforma gestita dall’Agenzia delle Entrate, derivante da lavori di ristrutturazione che sarebbero stati eseguiti, in via reciproca, tra i due imprenditori e le loro società, per le quali uno dei due assumeva la carica di rappresentante legale solo due giorni prima delle avvenute cessioni.

La ricostruzione dell’intero flusso di crediti generato sul portale, poi, ha permesso di accertare che ben 9 tra i successivi cessionari, per un importo complessivo di oltre 4,8 milioni di euro, risultavano aver percepito o essere attuali percettori di reddito di cittadinanza, privi quindi di una dimensione economica imprenditoriale tale da consentirgli l’acquisto dei cospicui crediti e la cui interpolazione sarebbe stata finalizzata soltanto a dissimulare la provenienza illecita della provvista.

Sequestrati, dunque, ben 107.887.287,00 euro quali l'ammontare delle somme negoziate, di cui 2.250.000,00 in misura per equivalente in ragione dell’avvenuta monetizzazione del profitto del reato.