A cura della Redazione

Quattro persone in carcere, tre ai domiciliari. Sono accausate a vario titolo di trasferimento fraudolento di valori, usura ed estorsione aggravate dal metodo mafioso, detenzione di armi aggravata dal metodo mafioso e detenzione e traffico di sostanze stupefacenti. Uno degli indagati è un albanese di 46 anni, finito in carcere insieme a Diego Andretta, Pasquale Balascio, Vincenzo Capone; ai domiciliari vanno i fratelli Carmine e Giordano Salvatore Pacilio, ed Antonio Riemma. 

L’attività investigativa, effettuata dal febbraio 2022 dalla Squadra Mobile di Napoli e dal Commissariato di Acerra, diretta e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, hanno consentito di individuare due gruppi camorristici operanti nell’Acerrano, uniti da un’alleanza, ma tra loro distinti, tanto da avere ognuno i propri vertici ed affiliati: quello facente capo a Salvatore Andreatta e, l'altro, a Bruno Avventurato. L’indagine ha permesso poi di rilevare un grave quadro indiziario a carico di Diego Andreatta e Pasquale Balascio, rispettivamente di 49 e 25 anni, le cui attività illecite in materia di usura, svolte al fine di agevolare il clan Andretta ad un certo punto si sono incrociate con quelle di Vincenzo Capone, 51 anni, in quanto relative a soggetti che hanno maturato debiti nei confronti di entrambi.

E’ stata, inoltre, accertata la fittizia titolarità/disponibilità delle ditte operanti nel settore delle onoranze funebri sul territorio di Acerra. Da decenni si è sempre distinta la famiglia “Pacilio” che gestisce in modo pressoché monopolistico l’attività di trasporti funebri, servizi di tumulazione, inumazioni ed esumazioni, stampa ed affissione di manifesti mortuari sul territorio. Nel corso delle indagini è emerso che tale titolarità delle ditte funebri, nel marzo 2022, era stata fittiziamente attribuita dai fratelli Pacilio, Carmine e Giordano Salvatore, di 64 e 54 anni, ad Antonio Riemma, 76 anni, al fine di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione, essendo stata emessa a carico della ditta dei Pacilio un’interdittiva antimafia.

Infine, nel corso dell’attività è emersa la figura dell'albanese Jani Behar, gravemente indiziato di aver importato ingenti quantitativi dalla Spagna di sostanza stupefacente del tipo amnesia nell’estate del 2022, nonché di aver offerto in vendita ingenti quantitativi di cocaina e amnesia tra l’agosto e il settembre 2022, in concorso con l’indagato Antonio Riemma.