A cura della Redazione
Pubblichiamo di seguito la lettera giunta in redazione di Claudio Bergamasco, presidente del Circolo del Buongoverno di Torre Annunziata che si riconosce nei valori del Popolo della Libertà.
I Grandi Burattinai della vita politico-amministrativa della nostra città sono sempre gli stessi da ormai oltre ventanni e non è un caso che questo periodo coincida con i momenti più bui della storia recente di Torre Annunziata. Cambiano i partiti, i sistemi elettorali, le teste di legno ma loro no, sono sempre lì, al medesimo posto. Pur avendo prodotto poco o nulla a favore dello sviluppo della nostra realtà si fanno forti di un grande consenso elettorale che si fonda unicamente sulla clientela, quindi, in sostanza, nullaltro che sulla rassegnazione della gente a far valere i propri diritti tramite dei favori. Un successo che deriva dallinsuccesso, dunque. Lunica innovazione rispetto al passato è rappresentata dal fatto che alcuni tra i gregari di un tempo, quelli troppo volgari nel loro agire per fare i capi, con la fine della Prima Repubblica hanno deciso che non era più il caso di restare a guardare ed hanno fatto il salto di qualità, entrando in prima persona nel giro di chi conduce il gioco. Il risultato è stato linstaurarsi di un sistema di potere, quello del centrosinistra locale, che oltre ad essere deficitario sul piano amministrativo e politico, lo è anche sul piano culturale. Emblema di questo sfascio il Partito Democratico torrese, trasformato da contenitore di novità in autentica cloaca, con lo scandalo delle primarie e il successivo commissariamento della sezione.
Si avvicinano le elezioni provinciali e questi personaggi sono in fibrillazione, alla ricerca disperata di una candidatura vincente, non importa né in quale partito né in quale schieramento. Tutto è lecito. Quindi sarà molto probabile assistere a breve alla muta: socialdemocratici che diventeranno postdemocristiani, sinistro-riformisti che si trasformeranno in neocentristi, così senza unapparente meditata ragione ideologica. Al popolo si racconteranno i mirabili risultati ottenuti, cioè quelle poche cose stentatamente riuscite dopo attese decennali o a cui si è provveduto perché qualcuno le ha intimate dallalto, pena il commissariamento e quindi la fine della (loro) specie, come nel caso della raccolta differenziata.
Sul versante opposto il centrodestra non versa certo in condizioni migliori. Ridotto alle macerie dai tanti che in questi anni, dopo essersi lasciati coinvolgere, tra le fila dellopposizione, in un consociativismo deteriore, sono poi passati a fare i galletti direttamente nella maggioranza, e dallessersi impelagato in misture elettorali di scarsa fortuna. Ciò ha impedito la nascita di unalternativa seria a livello culturale e, soprattutto, a livello politico. Per tali ragioni, gli attuali dirigenti del centrodestra non possono che partire da una profonda autocritica, anche se non si è direttamente coinvolti con gli errori del passato. E lunica maniera per risultare credibili nel proporre una via duscita e nel cercare di condurre unoperazione che consenta di mettere assieme tutte le energie disponibili. Sarebbe sbagliato, in vista delle elezioni, perdersi dietro la ricerca di un nome. La prima mossa è mettere in campo un progetto, poi occorre creare una squadra, fatta di uomini disposti ad accollarsi la fatica di ricostruire. Infine, si potrà individuare un candidato, possibilmente non pescando solo tra gli organigrammi dei partiti ed in ogni caso guardando a chi, politicamente o professionalmente, ha già avuto modo di esporsi senza riserve contro lo status quo attuale.
Claudio Bergamasco
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