A cura della Redazione

Michele Serio è un artista napoletano piuttosto poliedrico: esordisce nella musica, è un autore teatrale, ha scritto programmi per la radio e la televisione, collabora con quotidiani e riviste. Le sue prime opere come narratore sono Pizzeria Inferno (Baldini e Castoldi, 1992) considerato un libro di culto del genere horror, e La Signora dei Lupi (Spirali, 1997). Tra i suoi migliori lavori anche Nero Metropolitano (Baldini e Castoldi 1999), definito da Niccolò Ammaniti il miglior libro dell’anno ed ultimamente opzionato per una versione cinematografica, e Così parlò il mostro (Homo Scrivens, 2014).

Mescolando ironia, horror e crudo realismo, Serio ha saputo dar vita a libri leggeri ma non banali, in cui salgono spesso alla ribalta i bassifondi cittadini popolati da un’umanità cruda, spesso violenta, perennemente impegnata in una feroce lotta per la sopravvivenza. Non si sottrae a questo schema l’ultima fatica letteraria dello scrittore, “San Gennaro Made in China” contiene diversi generi letterari: parte come un romanzo in un certo senso adolescenziale per divenire, poi, quasi un thriller con un protagonista assolutamente fuori contesto. Gennaro Scognamiglio, detto Genny, è il classico giovanotto perseguitato dal destino: goffo e imbranato ad un livello praticamente patologico, nutre il sacro terrore di porte e portoni essendo totalmente incapace di aprire una serratura senza incorrere in storiche brutte figure, è anche vessato da una balbuzie che di certo non è un incentivo per i suoi rapporti sociali. Nonostante tutto, Gennaro si fidanza con Cristina, una delle ragazze più carine della scuola, dando il via ad una relazione esclusiva che suscita numerose invidie. L’amore di Genny per la ragazza rasenta la dedizione e così, quando Cristina scompare senza lasciare traccia, l’unica soluzione per non sprofondare è cercarla ad ogni costo. È a questo punto che la storia vira verso un’atmosfera un po’ più cupa, per ritrovare la sua amata il protagonista dovrà affrontare addirittura la malavita cinese e la camorra locale. Facciamo così la conoscenza di Chen detto la Tigre, referente del governo cinese a Napoli, di Zhang Wu detto l’Elegantone, ma anche di Guo il Simpaticone. In un universo dominato dai cinesi con i loro loschi affari e lo sfruttamento sistematico dei lavoratori, cercano di trarre il proprio vantaggio i camorristi, come l’ambiguo Enrico Perrini, ma anche i politici come il “moderato” onorevole Procopio, corrotto e assolutamente privo di scrupoli.  È una lotta senza regole in cui vince il più forte e scaltro, ma Gennaro Scognamiglio non è né l’uno né l’altro; paradossalmente, però, sarà proprio la totale inadeguatezza del giovane la carta vincente per arrivare ad una verità che sarà comunque difficile da digerire.

“San Gennaro Made in China” affronta tematiche difficili e spesso delicate senza mai perdere la sua impronta ironica, il tono si mantiene sempre leggero e quasi non ci accorgiamo del fatto che, in fin dei conti, dei personaggi descritti l’autore non salva quasi nessuno, trattando male tutti in egual misura.

Michele Serio ha scritto questa storia originale dopo un lungo viaggio in Cina e una frequentazione della “Chinatown” napoletana, presentandoci una realtà, a tratti senza dubbio romanzata, ma di cui noi ignoriamo in granparte i contorni. Narrazione piacevole, nonostante qualche descrizione eccessivamente realistica possa mettere a dura prova la sensibilità del lettore.