A cura della Redazione

Perquisizoni della DIA (Direzione Investigativa Antimafia), su delega della Procura di Caltanissetta (DDA), nell'abitazione del giornalista Paolo Mondini e della redazione di Report, la trasmissione di RaiTre condotta dal giornalista Sigfrido Ranucci, che ieri sera, in occasione del trentennale sulla strage di Capaci in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, ha mandato in onda una inchiesta, dal titolo "La bestia nera", proprio sul periodo stragista di Cosa Nostra e sulle presunte connivenze Mafia e poteri deviati dello Stato.

Lo stesso Ranucci, su Facebook, dice che il motivo della perquisizione «sarebbe quello di sequestrare atti riguardanti l'inchiesta di ieri sera sulla strage di Capaci nella quale si evidenziava la presenza di Stefano delle Chiaie, leader di Avanguardia Nazionale, sul luogo dell'attentato di Capaci. Gli invetigatori cercano atti e testimonianze anche telefonini e pc».

Gli inquirenti si concentrano soprattutto sulle interviste rilasciate all'inviato Paolo Mondani di Report dal Luogotenente dei Carabinieri in congedo, Walter Giustini, e da Maria Romeo, «dalle quali è emerso complessivamente che, nel corso delle indagini condotte nel 1992 dai Carabinieri del Gruppo 1 – Palermo, coordinate dalla Procura di Palermo, sono state fornite da parte di Alberto Lo Cicero, prima quale confidente e poi quale collaboratore di giustizia, preziose informazioni circa la preparazione della strage di Capaci (quindi prima del tragico evento), nonché circa la funzione svolta da Biondino Salvatore quale autista del latitante Salvatore Riina, molti mesi prima che lo stesso venisse catturato in compagnia dello stesso Biondino. Tali dichiarazioni sono totalmente smentite dagli atti acquisiti da questa Procura sia presso gli archivi dei Carabinieri, sia nell’ambito del relativo procedimento penale della Procura di Palermo», si legge in una nota della Procura che, in sostanza, paventa possibili fughe di notizie che lo stesso procuratore Salvatore De Luca ritiene di «smentire» poiché potrebbero «causare disorientamento nella pubblica opinione e profonda e ulteriore amarezza nei prossimi congiunti delle vittime delle stragi, che si verrebbe a sommare al tremendo dolore sofferto».

La Procura vuole dunque «verificare la genuinità delle fonti», specificando al contempo che il giornalista Mondani «non è indagato» e che «tale perquisizione non riguarda in alcun modo l'attività di informazione svolta da tale giornalista, benché la stessa sia presumibilmente susseguente ad una macroscopica fuga di notizie, riguardante gli atti posti in essere da altro ufficio giudiziario».

Immediate sono state le reazioni. Il presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Nicola Morra, ha commentato con poche ma significative parole: «Questo è... e non va bene», riferendosi ovviamente alla possibile limitazione della libera informazione, un diritto sancito dalla Costituzione.

«Sarà il caso che tutte le redazioni diano voce a Report, Sigfrido Ranucci e Paolo Mondani perché quella perquisizione riguarda la tutela delle fonti e del segreto e vale per tutte e per tutti», ha scritto su twitter Beppe Giulietti, presidente dell'associazione Articolo 21 a tutela della libertà di stampa. «Sarà il caso di lasciare in pace la redazione e di perquisire, invece, quelli che,da trenta anni, sono riusciti a restare in una ben protetta “oscurità”», ha poi proseguito Giulietti.