A cura della Redazione

Il contrasto ai furti nell’area archeologica di Pompei è un tema, purtroppo, sempre attuale che appassiona, oltre agli addetti ai lavori, anche i sindacati, le istituzioni locali, i partiti politici e la società civile che tiene a cuore la salvaguardia di un patrimonio culturale unico al mondo.

«Il rischio di furti nell’area archeologica a Pompei è estremamente alto eppure, nonostante il Governo ammetta che dietro ad trafugamento di alcuni reperti potrebbero esserci associazioni criminali, le risposte di contrasto che fornisce sono solo vaghe. Di più: tra le righe lascia intendere che il fenomeno sarebbe fisiologico e, dunque, bisogna anche un po’ farsene una ragione». Il virgolettato fa parte di un comunicato del M5S che non accetta il fatto che il Mibact, dopo aver confermato l’assunto della Procura di Torre Annunziata sulla possibilità (anzi probabilità) che a Pompei possa operare un’organizzazione criminale specializzata nel furto e commercio di reperti archeologici, accetti quasi come una fatalità la possibilità che nuovi furti possano verificarsi anche per il futuro.

Attualmente il sistema di controllo a Pompei è costituito da un sistema di videosorveglianza perimetrale e dalla vigilanza del personale della Soprintendenza, che come hanno fatto costantemente notare i sindacati aziendali è insufficiente per numero dei custodi rispetto all’ampiezza dell’area archeologica (66 ettari scavati per due terzi) da sorvegliare. La videosorveglianza, collegata ad una stanza di regia, riguarda un’intera città aperta al pubblico e visitata ogni giorno da migliaia di turisti.

Il M5S, a voce del deputato Luigi Gallo della Commissione Cultura, non condivide che il vertice del Ministero consideri il furto come una variabile dipendente  dal grande afflusso di visitatori. E’ duro ammetterlo ma le cose stanno proprio così, perché tutto quello che è sotto la luce del sole nel parco archeologico di Pompei è asportabile facilmente mentre il sistema di videosorveglianza non copre l’area interna degli Scavi (vale a dire le domus ed i templi) La Pompei archeologica si estende su 44 ettari di superficie riportata alla luce (sui 66 complessivi), ed è composta da 1500 edifici. I custodi impegnati nella loro tutela sono 129, suddivisi in 5 turni. Il numero degli addetti alla vigilanza per ogni turno oscilla tra i 22 e 25. Con picchi di 20mila visitatori il rapporto è di 1 custode per ogni 900 turisti. Gli addetti alla vigilanza che si avvicendano nelle turnazioni della sala regia sono 13 unità. Inoltre a gennaio 5 custodi sono andati in pensione. Tra decessi, pensionamenti e blocco del turn-over gli addetti alla vigilanza sono sottorganico. 

Per garantire una sorveglianza adeguata, la Soprintendenza necessiterebbe di almeno il doppio dell’attuale numero di custodi. «Dovremmo farcene una ragione?». Si chiede giustamenta Gallo. Il Mibact dice anche che, proprio per garantire una maggiore sicurezza, sarebbe in corso la realizzazione di una nuova recinzione perimetrale, l'incremento della videosorveglianza perimetrale e il monitoraggio di alcuni siti sensibili all’interno dell’area. Per saperne di più i pentastellati si ripromettono di tornare alla carica.