A cura della Redazione

Quasi novant’anni di prigione per gli esattori del clan Gionta, con la condanna degli estorsori a risarcire anche chi, tra associazioni e imprenditori, si erano costituiti parte civile. La sentenza è stata emessa ieri pomeriggio dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli Egle Pilla nei confronti di dieci affiliati al nuovo gruppo che controllava il racket per conto del clan Gionta.

A capo c’era, secondo l’accusa, Luigi Della Grotta, 50 anni, detto Giggino ‘o panzarotto, uno degli affiliati storici ai “valentini”, scarcerato per fine pena nel dicembre del 2015 e subito tornato alla guida del nuovo gruppo di esattori. Per lui è arrivata una condanna pesantissima, 18 anni di reclusione. Per altri due esattori, Oreste Palmieri e Raffaele Passeggia, invece, la pena è di 16 anni. Erano loro, secondo quanto ricostruito dal nucleo investigativo dei carabinieri di Torre Annunziata, ad eseguire materialmente una parte delle riscossioni tra commercianti ed imprenditori.

Tra le grinfie dei taglieggiatori era finito anche un imprenditore della provincia di Caserta, tra l’altro amministratore di un Comune casertano, il quale si è costituito parte civile insieme alla Camera di Commercio Industria ed Agricoltura di Napoli, all’Associazione Mutua Consumatori Campania, e ad Alilacco Sos Impresa, con gli avvocati Agostino La Rana, Silvio Piantanida, Anna Pascarella e Alessandro Motta.

A Torre Annunziata tutti dovevano pagare il pizzo, altrimenti iniziavano minacce ed estorsioni: pompe funebre, imprenditori edili, ristoranti, negozi di abbigliamento e centri medici.

Valerio Varone, Luigi Caglione, Salvatore Ferraro e Pietro Izzo (ritenuto uno dei capi), altri componenti dell’organizzazione criminale, sono stati condannati a 10 anni di carcere. Per Raffaele Abbellito, difeso dall’avvocato Ciro Ottobre, Leonardo Amoruso (già agli arresti domiciliari e difeso dall’avvocato Pasquale Striano) è stata esclusa la loro affiliazione al clan Gionta e la condanna è stata di 5 anni e 6 mesi ciascuno. Pena più blanda per Antonio Palumbo, difeso dall’avvocato Giovanni Tortora, di 4 anni di carcere.

Uno stralcio del processo principale, invece, si svolge dinanzi al tribunale di Torre Annunziata con rito ordinario. La prossima udienza si celebrerà a giorni, quando saranno ascoltato i primi testimoni dell’accusa.

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