A cura della Redazione

Ricostruite le fasi precedenti l’assassinio di Giuseppe Veropalumbo nella notte del 31 dicembre 2008 a Torre Annunziata, mentre era seduto a tavola in attesa di festeggiare il Capodanno.

Come riporta Il Mattino, furono tre ragazzi di appena 16 anni a sparare all’impazzata dalla casa di uno dei capi del clan verso il grattacielo dove abitava Veropalumbo, ammazzandolo. Tutti e tre con legami di parentela con il boss Ado Gionta, tutti residenti a Palazzo Fienga, la roccaforte del clan dei “valentiniani”, sgomberato poi nel gennaio 2015 e confiscato.

Tre piccoli camorristi che crescendo hanno fatto carriera nella gerarchia del clan, ora sono tutti in carcere per reati di camorra. Uno di loro, ritenuto più pericoloso e influente, è al 41 bis.

La Polizia di Stato, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Torre Annunziata, a seguito di capillari accertamenti tecnici, svolti dalla Polizia Scientifica di Napoli e del locale Commissariato guidato dal dirigente Claudio De Salvo, ha verificato senza ombra di dubbio che la pistola che ha ucciso Giuseppe è una semi automatica calibro 9x21 marca Tantofoglio, di una precisione infallibile e capace di colpire anche a distanza considerevole. L'arma venne ripescata pochi giorni dopo la tragedia nelle acque del porto di Torre Annunziata dai sommozzatori della Questura..

Attraverso l’utilizzo di sofisticate apparecchiature è stato provato che l'arma ha esploso anche altri colpi in direzione della stessa palazzina. La ricostruzione delle traiettorie avvenuta con raggi laser e con l’ausilio di un drone, ha consentito agli esperti della balistica di individuare il percorso del proiettile.

Altri frammenti sono stati recuperati sulla facciata esterna dell’edificio, all’altezza del nono piano, dove si è consumata la tragedia, grazie all’intervento dei Vigili del Fuoco.

Secondo gli investigatori è stato il figlio di uno dei capi del clan, quest’ultimo finito in manette pochi giorni prima in un’operazione anticamorra, a prendere quell’arma per sparare contro l’edificio in cui abitava un collaboratore di giustizia. Una sfida organizzata con due coetanei e trasformata, poi, in tragedia. Ma quella notte i tre ragazzini non furono i soli a sparare; le forze dell’ordine, in via Bertone, trovarono per terra oltre 70 bossoli, sparati anche da un kalaschicov.

Intanto il Procuratore Sandro Pennasilico e l’aggiunto Pierpaolo Filippelli hanno trasmesso gli atti alla Procura per i minorenni di Napoli.

(Nella foto, Palazzo Fienga, da dove sarebbero partiti i colpi di pistola che hanno ammazzato Veropalumbo)