A cura di Antonio Papa

"La sconfitta è arrivata puntuale, era stata messa in preventivo, però la festa per questa finale storica non può concludersi cosi, deve continuare. Tra una settimana a Torre Annunziata faremo in modo di ricambiare con la nostra ospitalità gli amici genovesi. Poi faremo in modo che il nostro orgoglio e il nostro coraggio calcistico sia riconosciuto in tutta Italia, ci arrenderemo solo al fischio finale dell'arbitro".

Le parole di Teodoro Voiello sono state chiare e nette, non vuole che nessuno si senta sconfitto  prima di  quella decisiva partita di ritorno.

Il 7 settembre l'Oncino viene vestito a festa, i biglietti della partita sono andati esauriti nei giorni scorsi, un'impresa trovare posto nel polveroso campo torrese.

L'arrivo del Genoa, a Torre Annunziata, era stato l'antipasto della festa che si sarebbe svolta sul campo torrese. Il treno della Circumvesuviana  porta lo squadrone ligure nella cittadina oplontina famosa per la sua immensa produzione di pasta, anche se la crisi post bellica ed il calo di esportazione continua a farsi sentire.

Le carrozzelle trainate dai cavalli, accompagnate da tifosi festanti, trasportano gli increduli genoani fino al Municipio, dove trovano un impeccabile Francesco Gallo dè Tommasi, da tre mesi sindaco della città al posto dell'onnipresente Pelagio Rossi, il quale offre doni sotto forma di pacchi di pasta della migliore qualità a tutti gli illustri ospiti con una cerimonia preparata nei minimi particolari.

Il capitano del Genoa, Renzo De Vecchi, soprannominato "Figlio di Dio" dai tifosi del Milan, per la sua classe sfoggiata in occasione dei suoi inizi con la maglia rossonera, è visibilmente impacciato. Bastano questi piccoli gesti e queste dimostrazioni di affetto ed entusiasmo per commuovere un calciatore che con le sue 43 partite in Nazionale  sarebbe diventato una leggenda vivente.

Il giorno della partita viene vissuta dal Genoa come il continuo di una festa.

Il trasloco dal Municipio di Torre Annunziata fino all'Hotel Suisse di Pompei, cinquanta camere di lusso all'ingresso degli Scavi, di proprietà della famiglia svizzera Item, avviene tra le ali di una folla genuina e festante.

L'immagine di Torre Annunziata viene risaltata in Italia da diversi quotidiani, sportivi e non. La piccola cittadina partenopea appare agli occhi del pubblico un’isola felice nel difficile Meridione alle prese con la grande crisi dovuta allo svolgimento della Prima Guerra Mondiale.

Arriva la domenica del 7 settembre.

Savoia e Genoa sono in campo, L'Oncino è il teatro dell'atto finale dell'epica sfida. Di proprietà della famiglia Orsini, il terreno di gioco in terra battuta, è  provvisto di una piccola tribuna d'onore per i personaggi più facoltosi che possono permettersi il lusso del "football".

Lo scenario, con la favolosa visione dell'azzurro del mare alle spalle, è da brividi. Unico inconveniente, la vicinanza con il mare costringe spesso i raccattapalle a recuperare i palloni tra le onde del mare oplontino. Inaugurato nel 1920 con un incontro tra Savoia e Puteolana, venne calpestato per l'ultima volta il 16 aprile del 1928 con la partita tra Savoia e Stabia, vinta dai nostri per 6-0.

Arbitro della finale di ritorno è stato designato il signor Augusto Rangone di Alessandria, il miglior fischietto italiano in circolazione, giunto a Torre Annunziata in treno, seduto accanto alla squadra genoana. Non tutto sembra logico, signor Rangone... Rangone è stato uno dei fondatori dell'Alessandria nel 1912, dove poi ritornerà nel 1925 per diventarne l'allenatore, prima di collaborare assieme a Vittorio Pozzo alla  creazione del miracolo azzurro che porterà l'Italia a vincere due Mondiali , nel 1934 e nel 1938.

Il Savoia si schiera al centro del campo con la stessa identica formazione dell'andata, con in porta Ciro Visciano, ancora sofferente per l'infortunio patito una settimana prima in quel di Marassi, e Cassese, reduce da una distorsione rimediata sempre nel match d'andata che obbligò il Savoia a giocare in dieci per tutto il secondo tempo.

Dal canto suo il Genoa può permettersi il lusso di sostituire tre acciaccati.

Ma i nostri eroi sanno che devono dare l'anima e soffrire per fare bella figura agli occhi dell'Italia intera.

Bando alle ciance, sono le 16, 50 e arriva il fischio di inizio di Rangone. L'urlo e il sostegno dei torresi per i ragazzi in maglia bianca è emozionante.

La cronaca della partita riporta azioni da una parte all'altra, con i nostri pronti a rispondere colpo su colpo alla migliore tecnica degli avversari La classe dei grifoni non è in discussione, con ardore e foga rintuzziamo e ripartiamo, ora con Mombelli, poi con Bobbio, infine con Maltagliati, proviamo ad infastidire l'armata genoana. Riusciamo a resistere per tutto il primo tempo che ci porta negli spogliatoi con il risultato di 0-0. Non sappiamo cosa successe nell'intervallo, vogliamo provare ad immaginarlo.

Teodoro Voiello, presidentissimo, in odore di impresa, arriva a promettere favolosi premi ai suoi uomini ma viene fermato da mister Di Giorgio il quale è certo di vincere questa partita contando sul coraggio e la tecnica  dei ragazzi, i quali si stringono uno accanto all'altro urlando ad alta voce che usciranno dal campo senza essere battuti, magari con un pareggio, ma giurando a loro stessi che neanche il Grande Genoa sarebbe riuscito a passare a Torre Annunziata.

L'urlo dei giocatori del Savoia arriva così forte all'esterno che contagia la folla assiepata.

L'inizio della ripresa è un autentico assedio alla porta genoana,  i nostri eroi sembrano tarantolati in questo magico giorno di settembre. I liguri appaiono preoccupati dalla foga dei torresi anche perché loro sono stati già proclamati Campioni d'Italia dalla Federazione (!) e quasi non si spiegano tutto questo ardore del Savoia.

Al minuto 71° la svolta. Un tiro da lontano del solito Catto viene respinto dal nostro Visciano, sulla palla si avventa Moruzzi il cui tiro sbatte sotto la traversa e torna in campo.

Gol, non gol?

L'ineffabile signor Rangone ci pensa un attimo, poi non mostra esitazione, concede il gol tra le proteste di Bobbio e compagni.

La rete non rete toglie parecchi imbarazzi a tante persone, dalla Federazione alla Nazionale, dove aspettano i calciatori genoani e iniziavano a preoccuparsi per una eventuale bella.

Il risultato bugiardo non fa altro che irrobustire la carica savoiarda, passano solo due minuti e un passaggio filtrante di Bobbio  mette in condizione Mombelli di sferrare un fortissimo tiro con cui piegò, ancora una volta come all'andata, il portiere della Nazionale, Da Prà.
Gooool!

SAVOIA 1- GENOA 1.

Gli ultimi minuti sono un autentico supplizio per i grifoni, il Savoia si trova più volte in zona gol ma non si riesce mai a bucare la rete genoana per il gol vittoria che sarebbe servito per la bella.

Al 90° arriva il fischio finale dell'eroe della giornata, Rangone di Alessandria.

Tutti i protagonisti vengono portati in trionfo dai sostenitori torresi.

Le cronache parlano a lungo di una piccola squadra chiamata Savoia che ha saputo  tenere testa ai campioni del Genoa, che con questa partita vince il suo nono e ultimo scudetto della sua storia.

Rimangono gli applausi di Teodoro Voiello ai suoi uomini e all'ottimo lavoro svolto dal suo gruppo, che gli permette l'anno successivo di diventare uno dei primissimi dirigenti della Lega del Centro Sud, appena trasferita a Napoli.

Rimangono gli applausi dei tifosi a quegli eroi che seppero lottare su ogni pallone e su qualsiasi campo per ottenere l'ambita vittoria e il ringraziamento per essere rimasti imbattuti nella leggendaria finale.

Rimangono i commenti, le parole, i racconti di centinaia di giornali a testimonianza di una sfida resa avvincente dal coraggio del Savoia.

Rimane una lapide a ricordo di questi epici eventi preparata dalla Proloco nel 1974, per l'anniversario del cinquantenario, speriamo che tra tre anni, quando si festeggerà il Centenario, saremo  a raccontare ulteriori iniziative.

Rimangono nel cuore i nomi di quei meravigliosi ragazzi che hanno saputo regalare questa emozione che tramandiamo da generazione in generazione con i nostri ricordi: Visciano, Nebbia, Lo Bianco, Cassese, Gaia, Borghetto, Orsini, Ghisi I, Bobbio, Mombelli, Maltagliati, all. Di Giorgio, presidente Teodoro Voiello.

La classe e la maggior tecnica del Genoa non sono messe in discussione da nessuno.

Restano alla fine le perplessità legate ad una frase del signor Rangone su cui si è dibattuto fino a pochi anni fa: “Se avessi ritenuto il Savoia capace di disputare quella partita, non avrei concesso quel gol, permettendo così uno spareggio in campo neutro".

Altra anomalia evidenziata dal grande Antonio Ghirelli sul suo libro "Storia del calcio in Italia” in cui si evince che, a proposito di situazioni poco chiare "il titolo del 1924  venne assegnato al Genoa senza che si aspettasse che questi avesse battuto nella finale di ritorno il Savoia di Torre Annunziata".

Aggiungiamoci che, per la parte tecnica, non possiamo certo definirci fortunati nella partita di andata, con tutto il secondo tempo giocato in dieci per l'infortunio di Cassese e l'altro infortunio occorso al portiere Visciano, che andò a sbattere contro il palo.

Gli stessi giocatori dovettero stringere i denti e sette giorni dopo giocarsi il ritorno contro i quotatissimi avversari  nonostante le non buone condizioni fisiche.

Ma adesso basta recriminare, forse il miglior insegnamento ancora una volta viene dai nostri nonni che, al fischio finale, issarono tutti in trionfo continuando quella meravigliosa festa acclamando il Genoa Campione d'Italia e il Savoia  Vice Campione Nazionale del 1924, trasportando la leggenda e quei ricordi fino ai giorni nostri e che saranno conservati sempre, indissolubilmente, nei nostri cuori.

FORZA SAVOIA!