A cura di Antonio Papa

Una delle figure epiche rimaste impressa nella memoria degli sportivi di Torre Annunziata dello scorso secolo è quella del portiere del Savoia vicecampione d’Italia 1924: Ciro Visciano.

La sua carriera sportiva inizia verso la fine degli Anni '10, quando decise di lasciare il lavoro di operaio mugnaio e di aggregarsi a quel gruppo di calciatori che in quel periodo diedero vita alla leggenda del Savoia.

Ancor più nobili ed emozionanti le motivazioni con cui il giovane “portiere con la coppola” si mise a disposizione del gruppo nel difendere i colori della sua squadra essendo, insieme a Mario Orsini, l’unico torrese della compagine.

Il suo esordio nel Savoia avvenne l’11 marzo 1923 nella partita giocata a Torre Annunziata dal Savoia contro la Cavese.  Il risultato fu di 7 a 2 in favore dei nostri ragazzi.  In quel campionato, fu l’unica partita in cui Visciano difese la porta dei bianchi, in quanto il portiere titolare era Pelvi.

Il Savoia, in quel campionato, venne sconfitto ed eliminato dalla corsa allo scudetto dalla Lazio di Bernardini nella doppia finale di Lega Sud.

L’anno successivo la rivoluzione iniziò in società.

Teodoro Voiello subentrò a Pasquale Fabbrocino e pianificò una grande campagna acquisti per integrare la già fortissima rosa a disposizione di mister Di Giorgio.

Tra le novità, lo scambio dei portieri tra il Savoia e lo Stabia con Pelvi che passò a difendere i gialloblù mentre in porta ai bianchi arrivò Mario Beccaro.

In effetti il cambio portò bene al Savoia, con solo due reti subite da Beccaro in dieci partite, con le semifinali raggiunte dopo nove vittorie e un pareggio, proprio contro lo Stabia.

All’inizio delle semifinali, il colpo di scena! Il giovane Ciro Visciano venne preferito a Beccaro per difendere la porta biancoscudata fino al termine della stagione più esaltante della magnifica storia savoiarda.

Il resto è storia nota, scritta nei libri di calcio in Italia con la storica doppia finale contro il Genoa del 1924.

Ciro Visciano rimase al Savoia fino al 1925, per poi trasferirsi a Bari, dove per due anni di seguito conquistò il secondo posto in campionato.

Nel 1927 ritornò al Savoia dove disputò un'unica partita, il 23 ottobre contro il Foggia, terminata 2 a 2.

Nel 1928 difese la porta della A.C. Torrese, nata per colmare il vuoto lasciato dal Savoia dopo lo scandalo della partita con la Fiorentina e il fallimento.

Dopo un altro anno giocato al Vomero, il rientro definitivo a Torre Annunziata a difendere i colori della sua squadra del cuore dal 1931 al 1935, precisamente fino al 9 giugno in occasione dello spareggio qualificazione per la nuova Serie C, perso dal Savoia contro la Bagnolese per 2 a 1, anche se poi il Savoia venne lo stesso ripescato.

Nel 1932 seguì come allenatore provetto il Dopolavoro Leopardi, salvo poi proseguire ancora per tre anni come portiere titolare del Savoia fino al termine della carriera. 

Era sposato con la signora Elena Di Salvatore da cui ebbe tre figli: Maria, Rosa e Francesco.

Nel 1974 venne avanzata la proposta da “La Voce della Provincia” di Pasquale D’Amelio di intitolare lo stadio Comunale di Torre Annunziata a Ciro Visciano.

La proposta cadde nel vuoto e si dovette attendere il giugno del 1981 quando, su proposta accolta dell’avv. Farro, la Giunta municipale presieduta del socialista Antonio Vitiello decisero di intitolare lo stadio al capitano Alfredo Giraud, vice presidente del Savoia 1924 e papà dei tre gioielli oplontini, Raffaelino, Michelino e Giovannino.

Va dato atto e onore al direttore della Voce, Pasquale D’Amelio, di averci provato nel perorare la causa della "torresità" sul nome di Ciro Visciano per il nome dello stadio.

Purtroppo anche questa volta la vittoria non arrivò ma non per questo venne dimenticato dai numerosi sportivi che lo ricorderanno sempre come estremo, magnifico difensore della casacca bianca in quella favolosa squadra il cui inizio faceva così... "SAVOIA- Visciano, Nebbia, Lo Bianco...".