A cura della Redazione

A seguito di una complessa attività di indagine patrimoniale, tesa all’aggressione dei patrimoni di mafia, gli agenti della Polizia di Stato della Divisione Anticrimine della Questura di Napoli hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro beni emesso dal Tribunale di Napoli - Sezione Misure di Prevenzione nei confronti del 55enne napoletano Paolo Vitagliano.

L'uomo è stato condannato il 31 gennaio 2009 dalla Corte di Appello di Napoli, con sentenza resa esecutiva il 6 aprile 2011 dalla Corte Suprema di Cassazione, alla pena di 3 anni di reclusione per associazione a delinquere di tipo mafioso (partecipazione al famigerato clan camorristico denominato “Alleanza di Secondigliano”, promosso, diretto ed organizzato da Edoardo Contini e dai fratelli Vincenzo, Pietro e Maria Licciardi) volta alla produzione e al commercio di merce con marchi contraffatti, nonché per produzione e commercio di merce con segni distintivi falsi aggravati dal fine di mafia.

L'ammontare dei beni sequestrati, immobili e quote di società intestati allo stesso Vitagliano e ai parenti, è pari a 600 mila euro. Tra essi, una quota pari al 50% di un capannone industriale della consistenza di oltre 500 mq, sito in Napoli alla I Traversa Privata Ippolito, un'abitazione sita in Sessa Aurunca, località Baia Domitia, al viale degli Oleandri snc, box auto sito in Sessa Aurunca, località Baia Domitia, al viale dei Pioppi, quota pari al 25% del capitale sociale della “GAMING & BETTING SRL”, società operante nel settore delle scommesse sportive, con sede in Melito di Napoli al corso Europa, quattro rapporti bancari e postali, tre veicoli (auto e moto).

Le attività di indagine, sostanziatesi in intercettazioni telefoniche ed ambientali, oltre che in accertamenti svolte dalla polizia giudiziaria italiana ed anche straniera, e le risultanze processuali, hanno consentito di acclarare il ruolo associativo rivestito da Vitagliano, imprenditore dapprima dedito alla distribuzione ai vari magliari dei giubbini in pelle falsi e dei falsi trapani Bosch nel territorio americano, dal quale veniva successivamente estromesso per esplicito volere del clan Licciardi - Contini. A seguito di tale estromissione, la sua attività economica riprendeva occupandosi della commercializzazione di tali prodotti per conto del clan di Paolo Di Lauro, noto come “Ciruzzo o’ milionario”, grazie al quale espandeva la propria attività di vendita anche al mercato canadese.