A cura della Redazione

Prosegue nella Città delle acque la girandola di eventi e spettacoli dello Stabia Teatro Festival, la kermesse teatrale e letteraria ideata dal drammaturgo e pittore Luca Nasuto in collaborazione con l’Associazione Culturale «Achille Basile. Le ali della lettura» e patrocinata dal Master in Drammaturgia e Cinematografia dell’Università Federico II di Napoli. Due gli appuntamenti di questa seconda settimana di programmazione del Festival, che anche quest’anno è abbinato al Premio di Drammaturgia «Annibale Ruccello».

Giovedì 12 novembre alle ore 18 il calendario letterario prevede la conferenza L’utilità dell’inutile, promossa dall’Associazione «Achille Basile. Le ali della lettura». Parteciperanno la poetessa e critica Enza Silvestrini e l’italianista Matteo Palumbo, moderati da Raffaele Ragone. L’evento, che si svolgerà al Circolo Nautico Stabia (Via Bonito, 2), segna un’ulteriore tappa del percorso di riflessione critica inaugurato dalle conferenze delle precedenti edizioni, dedicate al linguaggio poetico e agli strumenti espressivi in poesia, e mira ad allargare lo sguardo alla condizione dell’arte ritenuta “inutile” in una società mercificata come quella di oggi.

Venerdì 13 novembre alle ore 21 nella Sala teatrale «Ciro Madonna» del CAT (Via Surripa, 43) debutterà invece lo spettacolo scritto e diretto da Luca Nasuto, I peccatori di San Catello (repliche sabato 14 alle ore 21, domenica 15 alle ore 19). Un atto d’amore per la città di Castellammare, ma anche di denuncia nei confronti della rapacità dei cosiddetti ‘poteri forti’ che ne hanno ferito la bellezza, la storia, la cultura, la ricchezza umana e produttiva. A dar voce e corpo a questo appassionato j’accuse saranno, accanto allo stesso Nasuto, Gaetano Aiello, Annamaria Brancaccio, Marco Cannavacciuolo, Cira Conte, Giulia Conte, Veronica Elefante e Valentina Iacometta.

Il testo trae origine da uno studio sulla suggestiva figura del Patrono di Castellammare, la cui vicenda storica e biografica presenta ancora tratti leggendari. All’ombra del Santo e della sua processione si stagliano le ferite di una popolazione tradita da chi dovrebbe avere a cuore le sue sorti. «È uno spettacolo dove chi dovrebbe essere salvato e protetto, come il cittadino, è costretto a urlare la propria identità, il proprio orgoglio in faccia a chi si dà più pensiero di occupare una poltrona anziché di occupare un posto nella storia di un paese» – scrive il regista – «Ed allora ci sarà un’altra festa di San Catello, l’unico problema saranno le bancarelle, ma non importa… basta che si faccia un’altra Giunta comunale».