A cura della Redazione

Gli Omobono-Scarpa non erano un clan di camorra, ma avevano ucciso due capi del clan D'Alessandro: arrivano di nuovo gli ergastoli in Appello. 

Ieri mattina, in corte d'Assise d'Appello, è arrivata la conferma delle condanne per due pregiudicati di Castellammare di Stabia che diedero il via prima alla scissione e poi alla faida di camorra del 2004. Ma c'è una clamorosa e significativa conferma - al di là delle condanne - che esce fuori dalla nuova sentenza di secondo grado. La Corte ha confermato che gli omicidi dei boss scanzanesi Antonio Martone e Giuseppe Verdoliva non sono stati commessi da un vero e proprio clan camorristico. Infatti, non c'è quella mafiosa, ma ci sono tutte le altre aggravanti del caso. 

Dunque, confermata la condanna all'ergastolo per i due boss Massimo Scarpa, 53 anni, soprannominato “o'napulitano”, e Michele Omobono, 56 anni, “'o marsigliese”. Erano loro i due capi del gruppo scissionista che hanno partecipato agli omicidi del cognato e dell'autista del boss D'Alessandro, nel 2004, innescando la faida.

Per altri reati connessi alla faida, sono arrivati piccoli sconti di pena per gli altri imputati tornati a processo dopo l'annullamento con rinvio da parte della Corte di Cassazione. I giudici hanno ridotto a 16 anni e 6 mesi le condanne per Giovanni Savarese e Raffaele Martinelli, e a 17 anni e 6 mesi per Raffaele Carolei. Le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Luciano Fontana sono state decisive per la ricostruzione dei due omicidi di camorra del 2004, avvenuti in piena faida tra gli scissionisti e il clan D'Alessandro.

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