Il 19 novembre 2003, si spegneva Michele Prisco, scrittore e giornalista di fama nazionale, nato a Torre Annunziata il 18 gennaio 1920. Aveva 83 anni. Figlio di Salvatore e Anna, proveniva – come lui stesso amava ricordare – da “una vecchia famiglia di notai, di avvocati, di procuratori del re”. Laureato in Giurisprudenza, scelse di non esercitare la professione legale per seguire la sua vera vocazione: la scrittura.

Già durante la giovinezza si era nutrito di letture dei grandi narratori europei – francesi, inglesi, tedeschi, russi e americani – e nel 1942 pubblicò il suo primo racconto, Gli alianti, sulla rivista del Corriere della Sera, La Lettura.

Dalla “Provincia addormentata” al successo

Reduce dalla seconda guerra mondiale, intraprese la carriera di scrittore con La provincia addormentata (1949), romanzo d’esordio che dedicò al padre e che gli valse la medaglia d’oro al Premio Strega. L’anno successivo, con Gli eredi del vento, dedicato alla madre, vinse il Premio Venezia, aggiudicandosi un milione di lire.

Nel 1951 sposò Sarah Buonomo, violinista, dalla quale ebbe due figlie, Annella e Caterina. A loro e alla moglie dedicò diverse opere, come Figli difficili (1954). Negli anni successivi si affermò come una delle voci più solide della narrativa italiana, pubblicando romanzi di grande impatto come Una spirale di nebbia (1966), da cui fu tratto un film nel 1978, e I cieli della sera (1970).

Narratore e uomo di cinema

Negli anni Settanta collaborò anche con il cinema, firmando il soggetto del film I guappi di Pasquale Squitieri (1974). Intanto continuava la sua produzione letteraria, che spaziava da Gli ermellini neri a Il cuore della vita, fino all’ultimo romanzo, La pietra bianca, uscito nel 2003, pochi mesi prima della morte.

Una carriera di premi e riconoscimenti

Fondatore e direttore della rivista letteraria Le ragioni narrative, Prisco pubblicò complessivamente una ventina di romanzi, collaborò con oltre 110 testate giornalistiche e firmò circa cinquemila articoli. La sua prosa, elegante e profonda, gli valse numerosi premi e riconoscimenti nel panorama letterario italiano.

L’eredità e l’oblio

Prisco è sepolto a Vico Equense, accanto alla moglie, nella villetta che chiamava affettuosamente La Casarella. A Napoli, nella sua casa di via Stazio, è stato fondato nel 2004 un Centro Studi a lui intitolato, per iniziativa delle figlie e degli amici. A Torre Annunziata, invece, la sua città natale non gli ha ancora dedicato una strada o un riconoscimento ufficiale, come già accaduto per altri illustri concittadini come Dino De Laurentiis e Maria Orsini Natale.

A ricordarlo restano le sue opere, la sua instancabile attività di narratore e giornalista, e le sue parole, che oggi suonano come un monito:

«Noi siamo fatti di quello che siamo stati, un tempo, e siamo noi stessi solo in quanto ricordiamo».