Mercoledì 12 settembre 1906. È un pomeriggio d’estate come tanti, sulla spiaggia dello stabilimento balneare Nunziante, oggi Lido Azzurro, a Torre Annunziata. Ma all’improvviso un urlo rompe la tranquillità: “Manlio non riesce a tornare a riva!”. Il mare è agitato, il giovane sta lottando tra le onde. Il padre, Ernesto Cesàro, si precipita per soccorrerlo. Scivola sulla scaletta della cabina e batte violentemente la testa contro la palafitta. Padre e figlio muoiono entrambi, in una delle tragedie più dolorose che la città ricordi.
Il giorno dopo, il 13 settembre 1906, il sindaco Pelagio Rossi proclama il lutto cittadino. Torre Annunziata piange non solo due vite spezzate, ma soprattutto la scomparsa di un uomo straordinario: uno dei più grandi matematici italiani ed europei dell’Ottocento.
Il genio senza diploma
Ernesto Cesàro era nato a Napoli il 12 marzo 1859, al numero 24 di via Medina, da Luigi Cesàro (già sindaco di Torre Annunziata tra il 1848 e il 1850) e Fortunata Nunziante. La sua carriera scolastica fu tutt’altro che convenzionale: non ottenne mai un diploma, ma il suo talento era così evidente che l’Università di Roma lo ammise direttamente al quarto anno del corso di matematica.
Presto divenne un punto di riferimento internazionale nel campo dell’analisi algebrica, del calcolo infinitesimale e della teoria delle serie. A Palermo fu nominato professore ordinario senza possedere una laurea. Questa gli fu conferita successivamente “ad honorem” dall’Università di Roma. Nel 1891 ottenne la cattedra di calcolo infinitesimale all’Università di Napoli, che mantenne fino alla morte.
Bologna, Cambridge, Liegi, Parigi: ovunque il nome di Cesàro era sinonimo di prestigio scientifico.
Una famiglia tra scienza e vicende umane
Nel 1882, a soli 23 anni, Ernesto sposò Angiolina Cesàro, di cinque anni più grande e sua parente stretta: per sposarsi dovettero ottenere un decreto reale. Dalla loro unione nacquero almeno quattro figli: Laura, Clelia, Mario e Manlio. Quest’ultimo, il più giovane, morì con il padre quel tragico giorno del 1906.
La famiglia Cesàro è intrecciata con la storia locale: tra curiosità e parentele, spiccano i legami con la famiglia Nunziante e il fatto che la sorella di Angiolina, Amelia, sposò il fratello di Ernesto, Enrico.
Anche il padre Luigi aveva una storia complessa: nacque a Nocera da una famiglia umile, fruttaioli e semolari, e fu protagonista di una vicenda personale non priva di scandali per l’epoca: il figlio Giuseppe Raimondo Pio nacque da Fortunata Nunziante prima che i due si sposassero, e mentre la prima moglie di Luigi era ancora in vita.
Una città che non dimentica
A Torre Annunziata, Ernesto Cesàro non è solo ricordato: è onorato. Il suo nome vive oggi in:
- Piazza Cesàro, ex Piazza dei Comizi, dove una lapide lo ricorda.
- La biblioteca comunale.
- Un busto marmoreo nel cimitero cittadino.
- L’Istituto Tecnico Cesàro, che porta il suo nome per ispirare le nuove generazioni allo studio e alla ricerca.
Oltre la matematica, il coraggio di un padre
Cesàro non fu solo un genio dei numeri. Fu un uomo di profonda umanità, capace di correre senza esitazione verso il mare in tempesta per salvare il proprio figlio. In quel gesto finale si concentra tutto il suo valore: non solo l’intelligenza, ma anche il cuore.
A 119 anni dalla sua morte, la città lo ricorda non solo come scienziato, ma come padre, cittadino e figura esemplare di coraggio e dedizione.
Nel silenzio delle onde che oggi si infrangono tranquille sul Lido Azzurro, resta viva la memoria di Ernesto e Manlio Cesàro. Un luogo, una storia, un’eredità che Torre Annunziata non dimentica.
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