A cura della Redazione
Il candidato a sindaco dell’opposizione e attuale consigliere comunale Luigi Monaco dichiara di voler aderire ufficialmente al partito e al gruppo consiliare del Pd... e subito si scatena la bufera! Un manifesto di Alleanza Nazionale lo attacca duramente, chiamandolo “traditore” e paradossalmente lo difende l’unico consigliere di AN, Gennaro Di Paolo. Nel Partito Democratico, invece, c’è silenzio e freddezza sulla vicenda e non emergono né dichiarazioni a favore e né contrarie a questa scelta politica di Monaco, che abbiamo intervistato. Lei ha dichiarato di voler aderire al neonato Partito Democratico e, di conseguenza, anche al gruppo consiliare di questa formazione politica. Le risulta che ci siano critiche oppure opposizioni nel Pd verso questa sua scelta? «Non mi risulta che ci siano soggetti che possano creare ostacoli. Nell’assemblea costituente del Pd è stata stabilita la formazione, a livello istituzionale, in ogni realtà territoriale, di gruppi unici del Partito Democratico mediante libera adesione. E in molti comuni, come ad esempio a Castellammare, Trecase e Boscotrecase, ci sono addirittura aderenti al Pd che sono esponenti dell’opposizione. Anzi a Boscotrecase il Pd è stato costituito solamente da cinque esponenti dell’opposizione consiliare. A Torre Annunziata, invece, siamo ancora in ritardo rispetto alla data fissata del 30 novembre». Intanto Alleanza Nazionale la attacca con un duro manifesto... «Un manifesto che è l’esempio di una politica fatta solo da chiacchiere di marciapiede e purtroppo da certi dirigenti politici i quali hanno la responsabilità di aver portato AN ai minimi storici in questi ultimi anni. Mi gratifica invece la presa di posizione di Gennaro Di Paolo, capogruppo di quel partito, che mi ha prontamente telefonato per manifestarmi la sua solidarietà. Prendendo nel contempo le distanze da un manifesto che egli stesso ha ritenuto assolutamente non condivisibile sia nella forma che nel contenuto. In particolare lo stesso Di Paolo mi ha pubblicamente dato atto che la mia scelta è stata coerente con quanto fin dal primo momento ho detto e cioè da quando ho formalizzato la mia candidatura a sindaco della coalizione Alternativa per Torre». Lo stesso Di Paolo ha però precisato che “a livello locale Monaco sarà comunque contro l’amministrazione comunale”. Non ritiene che sia una contraddizione voler far parte del Pd, cioè del principale partito che sostiene il sindaco Starita, e nel contempo essere contro lo stesso primo cittadino e la sua amministrazione? «Confermo tutte le critiche che ho formulato nei confronti di questa amministrazione che, a mio modesto avviso, è bloccata da un gruppo di potere il quale inibisce anche gli sforzi che lo stesso sindaco sta facendo per amministrare la nostra città. Voterò comunque di volta in volta, caso per caso, in consiglio comunale, in base all’opinione che mi farò sulle singole proposte di delibere e sempre per il bene della città. Confermo, tra l’altro, il mio voto contrario al programma politico-amministrativo presentato qualche settimana fa dalla maggioranza e sono sicuro che anche nei due principali partiti che comporranno il gruppo unico del Pd vi sono delle critiche molto profonde nei confronti di diversi metodi e sistemi di alcuni esponenti del governo cittadino». Da sindaco del centrosinistra a candidato sindaco del centrodestra a prossimo consigliere comunale del Partito Democratico, di nuovo nel centrosinistra. Non è troppo “ballerina” la sua posizione politica? «Io sono stato il candidato sindaco di una coalizione, denominata “Alternativa per Torre”, in un momento di grave emergenza democratica che, secondo me, permane a tutt’oggi. Di questa coalizione hanno fatto parte sia partiti del centrodestra che del centrosinistra, e addirittura una lista civica, Orgoglio e Dignità. Quindi non può dirsi che il sottoscritto è stato semplicemente il candidato del centrodestra. Sono sempre stato un uomo di sinistra, ho mantenuto la tessera dei Ds e mi sono battuto affinché non fossero emessi provvedimenti disciplinari del partito nei miei confronti. Per quanto riguarda la mia adesione al Partito Democratico è una posizione politica che ho assunto fin dal primo momento, aderendo al processo costituente del Pd, pubblicando al riguardo anche un mio articolo sul Corriere del Mezzogiorno, partecipando alla campagna per le primarie come sostenitore e votando in tale occasione. Pertanto la mia è stata una scelta coerente e una decisione obbligata. Per fortuna la politica non inizia e non finisce solo a Torre Annunziata». Ma gli elettori di centrodestra che l’hanno votata appena sei mesi fa non riterranno un tradimento il suo passaggio al Pd? «Gli elettori del centrodestra sapevano fin dall’inizio di votare un candidato sindaco di sinistra che aveva, e non rinunciava, la tessera dei Ds. Voglio anche dire che sono stato premiato da un numero di voti considerevolmente superiore rispetto a quelli delle liste che mi hanno sostenuto. Agli elettori che mi hanno votato posso confermare che manterrò un atteggiamento vigile nei confronti dell’amministrazione comunale, così come ho fatto fino ad oggi. Comunque nei prossimi giorni mi incontrerò con i partiti che hanno sostenuto la mia candidatura per spiegare le motivazioni di questa mia scelta di adesione al Partito Democratico». Come vive l’esperienza di consigliere comunale, per di più dell’opposizione, dopo essere stato sindaco del centrosinistra? «Tutte le esperienze politico-istituzionali, a mio modesto avviso, contribuiscono a formare l’esperienza di un uomo. Il fatto di aver ricoperto la carica di sindaco chiaramente mi aiuta nel mio ruolo di consigliere comunale, perché oltre a conoscere il funzionamento della macchina comunale conosco anche molto bene tutti coloro che ne fanno parte». Un’ultima domanda. Molti le rinfacciano il fatto di non essersi dimesso all’indomani della sua sconfitta elettorale... «Perché avrei dovuto farlo? D’altronde l’ho anche dichiarato in un confronto pubblico al Circolo Professionisti, durante la campagna elettorale, affermando che, nel caso non fossi stato eletto sindaco, non mi sarei mai dimesso dalla carica di consigliere comunale». SALVATORE CARDONE