A cura della Redazione
«Vorrei rivedere la mia squadra volare!». Chissà se i calciatori torresi riusciranno un giorno ad esaudire il desiderio di Massimo Agovino (nella foto). Che poi è un sogno non così difficile da realizzare. Il tecnico rivuole semplicemente la “sua” formazione. «Quella dove viene rincorso anche un pallone fuori di cinque metri», sottolinea con la consueta tenacia nell’esporre le sue convinzioni. Effettivamente per sette turni il Savoia era riuscito ad invertire decisamente il senso di marcia di un campionato che cominciava a trasmettere preoccupanti segnali di una resa inopinata quanto precoce. Ecco, è quella la compagine che l’allenatore vorrebbe emulare, mica sogna il Real Madrid. «Difficilmente riusciranno a batterci se saremo in grado di tornare ad essere quelli di quindici giorni fa», dice mentre ripercorre le tappe dell’involuzione che sta condizionando questo scorcio di stagione. Una metamorfosi repentina materializzatasi con le sconfitte contro Morolo e Grottaglie e il pari risicato con il Pomigliano. Quanto basta per rimettere sulla graticola Agovino. Il fuoco è stato attizzato dalle proverbiali “voci di dentro” della società che non hanno mai risparmiato l’operato dell’allenatore anche quando i risultati erano inequivocabili. La stessa presenza sulla tribuna del Giraud, domenica scorsa, di Gaetano Musella conferma la tendenza del sodalizio torrese di ricercare soluzioni tecniche alternative. Non ci convincono le smentite del diesse Felicio Ferraro sull’argomento. Sanno tanto d’atto diplomatico. Ma come si sente un allenatore costretto ad aggiungere nel novero degli avversari anche elementi estranei alla sfera squisitamente tecnica? «Il mio è il mestiere più difficile del mondo. Non devi dare conto solo a te stesso e ad un organo specifico quale può essere la proprietà. Sei circondato da decine di persone - aggiunge con un velo di rassegnazione - che, con le loro invasioni di campo, complicano enormemente il lavoro». Agovino palesa serenità, ma anche la consapevolezza che domenica prossima si gioca seriamente la permanenza sulla panchina biancoscudata. «Ho parlato chiaro con la società comunicando la mia delusione per queste “ombre” che mi perseguitano. Al di là di tutto, credo che le prossime due gare saranno decisive per il ruolo che il Savoia andrà a recitare dopo la pausa natalizia». Dopodomani, infatti, a Quarto si chiude il girone d’andata. L’impegno sulla carta non lo si può definire proibitivo, ma è pur sempre un derby e, in quanto tale, sfugge a qualsiasi congettura, nonostante la disparità dei valori tecnici in campo. Agovino dovrà fare i conti con un’assenza pesantissima: il difensore Scognamiglio. Il capitano, domenica scorsa, è andato in campo grazie ad un’infiltrazione e dopo una settimana senza allenarsi. Ma nessuno se n’è accorto. L’unico giallo della giornata gli è costato la squalifica per raggiunto limite di ammonizioni. Il tecnico dovrà reinventare la difesa, ma può contare nuovamente sulla disponibilità di Abate e Riccio. Ciò che preoccupa maggiormente, in questo momento, è la tenuta atletica della squadra apparsa oltremodo affaticata. «I ragazzi sono stanchi. I troppi impegni ravvicinati non consentono di recuperare le energie, soprattutto a quegli atleti che costituiscono l’asse portante della formazione. Io resto, comunque, fiducioso. Questo gruppo - conclude Agovino - ha già dimostrato il suo valore. Basta solo conferire continuità al rendimento. E i risultati saranno una logica conseguenza». GIUSEPPE CHERVINO