A cura della Redazione
«Classifica corta e imperativo categorico: vincere». Rasenta quasi la noia il refrain intonato da Sergio La Cava fin dal primo giorno del suo arrivo a Torre. Il tecnico è alle prese con la gestione di una fase delicata della stagione. La preoccupazione più evidente è rappresentata dalla graduatoria attuale che non consente, nei discorsi generali, di adoperare il termine “tranquillità”. La zona rossa è un’ombra che segue molto da vicino il cammino dei bianchi. Il Savoia, in questo campionato, non si è mai liberato con decisione dell’incubo play out che periodicamente si materializza in maniera sinistra all’orizzonte. Ma anche il processo di assimilazione del credo tattico del nuovo allenatore, costituisce argomento di approfondimento. Bisogna fare esercizio di onestà ed evitare di mascherare i problemi dietro ai risultati, in ogni caso positivi. Il tempo e il lavoro sicuramente conferiranno un contributo essenziale in questo versante. L’immagine netta di formazione equilibrata, promossa dalle dichiarazioni di presentazione dell’ex trainer del Bitonto, stenta a prendere forma. Per il momento il pubblico torrese deve accontentarsi di una figura sbiadita dai toni cromatici indefiniti. «Sono soddisfatto della fase difensiva - sottolinea La Cava - dove vengono eseguiti movimenti quasi perfetti. A livello di manovra possiamo e dobbiamo dare qualcosa di più. Non dimentichiamo, però, che il derby con l’Ischia è stato condizionato notevolmente dal terreno pesante. A riguardo, mi conforta la tenuta atletica dei ragazzi che hanno terminato in crescendo il match». D’altronde era stato lo stesso La Cava a mettere in guardia i suoi interlocutori sulle difficoltà che avrebbe incontrato per trasformare soprattutto l’approccio mentale alla gara dei calciatori. Si potrebbe gridare al miracolo se i bianchi improvvisamente cominciassero ad impostare il gioco fin dalla fase difensiva, mantenendo corta la squadra, aggredendo i portatori avversari e bandendo i lanci lunghi. Significherebbe attribuire all’allenatore poteri taumaturgici che evidentemente non possiede nessun esponente di questa categoria di sportivi. Quindi lavoro, lavoro, lavoro… Un impegno costante, quotidiano, quasi certosino nel trasmettere alla squadra i meccanismi di un modulo di gioco dall’accezione semplice, ma che richiede anche capacità camaleontiche a cui far ricorso in base allo sviluppo della singola gara. Il calendario, in questo senso, propone un test probante per dopodomani al Giraud. E’ stato proprio il prossimo avversario dei bianchi a contribuire ad accorciare maledettamente la zona bassa della classifica. Soccombendo in casa domenica scorsa contro la Viribus Unitis, il Fasano ha consentito ai sommesi di compiere un balzo insperato in graduatoria andando ad affollare la pattuglia di formazioni che sperano nella salvezza diretta evitando la coda velenosa del torneo. Nessuno pensa, però, che i pugliesi rappresentino oggi un avversario cosiddetto “comodo”. Si tratterà dell’ennesimo, difficile scontro-salvezza che comprende una complessa interpretazione, soprattutto sotto l’aspetto emotivo. Perché se sulla carta il Savoia non dovrebbe incontrare problemi a vincere la resistenza dei biancoazzurri, le motivazioni della squadra allenata da Giacomo Pettinicchio potrebbero complicare i piani di La Cava che prevedono un solo risultato possibile: la vittoria. ****** Non viene registrata alcuna novità sul fronte societario. Il nodo da sciogliere, come abbondantemente annunciato dal socio di maggioranza Luigi Giannatiempo, è la cessione delle quote della famiglia Farinelli. Un’operazione che ostacola l’ingresso in società del gruppo capitanato da Dario Pasquariello. Se la trattativa dovesse arenarsi ulteriormente (l’accordo sulla cifra richiesta da Farinelli sembra ancora remoto), sarà l’aumento di capitale a creare di fatto la nuova compagine sociale. Una soluzione contabile drastica alla quale le parti stanno cercando di non ricorrere, ma che appare l’unica in grado di conferire un assetto definitivo e consistente al sodalizio. GIUSEPPE CHERVINO