A cura della Redazione
La parola ai tifosi. Con una lettera aperta gli ultras del Savoia hanno chiarito la propria posizione, dichiarando una unità d’intenti affinché, come affermato dal sindaco Starita sul nostro precedente numero, si garantisca che nessun avventuriero arrivi a Torre Annunziata per perdere tempo. Un programma serio, definito, proposto da persone realmente disposte a fare calcio a Torre Annunziata. Dovrà poi essere il sindaco, nella sua veste di primo cittadino, a garantire la correttezza e la trasparenza di chiunque si faccia avanti per rilevare il Savoia. Un punto fermo, dunque, dal quale ripartire. Le scellerate gestioni di questi ultimi anni, eccezion fatta che per la presidenza di Nazario Matachione, hanno portato la società sull’orlo del baratro. L’apoteosi segnata nell’anno del centenario da Angellotti, Blando, Raimondo e Caldarelli non ha precedenti, specchio fedele di un dilettantismo allo stato puro. Ed è proprio nel momento in cui si è raggiunti il fondo del barile che bisogna risollevarsi. Il dibattito in città è aperto: fermarsi o continuare? La ragione imporrebbe un anno di riflessione, un anno per ripulirsi dalle “scorie” di questa vergognosa retrocessione; il cuore, però, impone di ricominciare subito, di rivedere le casacche bianche pronte a scendere sul terreno di gioco, in Eccellenza (probabile) o serie D (difficile). Una soluzione corretta per tutti sarebbe quella di far coincidere cuore e ragione. Ovvero non fermarsi ma ripartendo da un titolo pulito, da una società senza debiti. Si, proprio così perché il più grande ostacolo all’arrivo di nuovi imprenditori è proprio quello della critica situazione societaria. Dal tentativo, la scorsa estate, dell’attuale patron del Nola, Gianfranco Visone, chiunque ha tentato di avvicinarsi, lo ha fatto con i propri contabili e, non appena si aprivano i libri sociali, tutti sono scappati a gambe levate. Questa è la triste realtà, quella che ci impone una riflessione di fondo. Ecco perché dal dibattito aperto tra tifosi, sindaco e cittadini dovrà nascere un’idea comune dettata dalla volontà di guardare oltre, di porre le basi per un solido futuro, o meglio per un futuro, quello che è mancato in questi ultimi anni. Non si può continuare a vivere alla giornata, a pensare domenica dopo domenica. Bisogna programmare. Se solo questo fosse stato fatto, oggi, probabilmente, il Savoia sarebbe in Lega Pro, magari al posto o insieme al Sorrento, al Marcianise, alla Juve Stabia, alla Scafatese, alla Paganese, tanto per non allontanarci troppo. La difficile realtà sociale nella quale viviamo è simile a quella di queste cittadine (Sorrento a parte) eppure a Torre Annunziata si riesce a far diventare impossibile tutto. Perché loro ci sono riusciti ed il Savoia no? Ormai ai tifosi non è rimasto che sostenere altri, come il Benevento, squadra, città e pubblico amici, un gemellaggio sincero che porta Torre Annunziata a sperare nella promozione in B dei sanniti. Eppure la società giallorossa, espressione di una città con reddito pro capite tra i più bassi d’Italia, ha vissuto simili vicissitudini negli anni passati. La dispendiosa gestione Spatola ha portato al fallimento, ma l’arrivo di imprenditori locali, supportati dalla politica e da tutta la città, ha fatto rinascere subito il calcio a Benevento e, se oggi la squadra gioca per l’accesso alla serie B, la vittoria è di tutti. Così dovrà essere anche da noi. Un patto di tutte le forze sociali per costruire una nuova “era”, per far ripartire il calcio in maniera diversa. Bando alle chiacchiere, ai luoghi comuni, al facile pessimismo di facciata: rimbocchiamoci le mani e guardiamo tutti insieme avanti, solo così tra qualche anno potremo rivivere emozioni forti, lottare sportivamente con città vicine in serie superiori. Senza correre, con i tempi giusti. RODOLFO NASTRO