A cura della Redazione
Non può finire così, soprattutto non può essere già finita. Per il Savoia, questo inizio di stagione è assolutamente non-memorabile. Sarebbe addirittura da cancellare, se solo si potesse azzerare (per tutti) anche la classifica. Prodigio impossibile, allora occorre darsi una mossa per ripartire. L’impressione è che ci crediamo tutti poco, tifosi e squadra (allenatore compreso) sembrano rassegnati. Questo almeno è il messaggio che viene fuori dal computer, il medium che consente anche a chi è lontanissimo di vedere che cosa successe al Savoia. La serata di venerdì è stata sconfortante: da Matera arrivavano immagini di resa, incapace di qualsiasi reazione quando gli avversari osavano avvicinarsi alla porta che il giovane Santurro difende come meglio non si potrebbe pretendere. Di mestiere non faccio l’allenatore, ma qualcosa devo averlo comunque imparato in quarant’anni da narratore di prodezze e disastri calcistici. L’anno scorso scrissi proprio su TorreSette che la squadra dominatrice del campionato di D era una delle più belle mai viste a Torre Annunziata. E il giudizio entusiastico prescindeva assolutamente dalla categoria e dagli avversari. Questione di amalgama: sì, quel fattore misterioso che qualche presidente invano ha cercato di acquistare al mercato. Ecco, nessuno l’ha manco cercato questo amalgama. I giocatori arrivati, tutti con un pedigree anche accettabile, c’entrano poco l’uno con l’altro. Assemblarli sta risultando difficile, al limite dell’impossibile, per i due allenatori che si sono succeduti. Un talentino come Sanseverino viene piazzato in ruoli diversi senza mai trovare quello giusto; vedi Cipriani e stenti a riconoscere chi ha segnato anche in serie A; il capitano Scarpa, poi, sembra prigioniero di una gabbia psicologica dalla quale fatica a uscire. E per giunta deve subire anche l’onta della maglia spogliata, lui che davvero per essere nel Savoia ha fatto rinunce e ha consegnato se stesso alla causa. Quell’episodio resterà indelebile, anche nei prossimi anni. E’ stato il modo peggiore perché si tornasse a parlare del Savoia, in tv e sui giornali. Esattamente l’opposto di quanto accadde nella stagione della promozione nei professionisti. Si parlava di record e di belle imprese, era stato presentato un progetto e se ne verificava, domenica dopo domenica, la puntuale realizzazione. Il rimpianto si spiega così, come il distacco di chi ha scelto di disertare lo stadio. Una soluzione masochistica, a mio parere, perché si lascia campo libero a imbecilli e avversari. Di tempo ne resta poco. Chiedere altri acquisti è fantacalcio, sistemare meglio quelli che ci sono è ancora possibile. Bisogna crederci, però. Non è possibile che sia già finita. MASSIMO CORCIONE