A cura della Redazione

Furti in abitazione: è questa l’accusa di cui dovranno rispondere quattro albanesi, domiciliati nel Casertano e nel Napoletano, destinatari di misure cautelati (tre in carcere ed un obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria) emesse dal Tribunale Ordinario di Avellino sulla base dei gravi indizi di colpevolezza raccolti dai Carabinieri nell’ambito di un’indagine in ordine alla consumazione di reati predatori perpetrati tra il 2016 ed il 2017 nei Comuni di Avellino e Pratola Serra.

L’attività d’indagine prende spunto da una violenta rapina in abitazione consumata in provincia di Caserta, nel corso della quale i malviventi avevano ingaggiato una violenta colluttazione con un amico dei proprietari di casa che, trovandosi all’interno dell’abitazione, aveva reagito mettendo i malviventi in fuga. Il sopralluogo effettuato dai Carabinieri all’interno della casa, aveva consentito di rinvenire numerose tracce di sangue riconducibili ai rapinatori, che erano state quindi repertate ed inviate al RA.C.I.S. (Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche), permettendo d’identificare grazie alla comparazione del DNA due cittadini albanesi.

L’importante riscontro ha consentito di poter attivare un’articolata attività d’indagine, svolta mediante attività tecniche d’intercettazione telefonica ed ambientale nonché attraverso prolungati servizi di osservazione e pedinamento che ha consentito di compendiare un grave quadro indiziario a carico complessivamente di 18 soggetti (sedici di nazionalità albanese e due cittadini italiani), indagati in ordine alla responsabilità di cinque rapine aggravate e 34 furti in abitazione commessi tra la Campania e il Lazio.

Le indagini hanno permesso di ricostruire il “modus operandi”: vi era una prima fase organizzativa in cui gli albanesi si contattavano e si davano appuntamento in un punto d’incontro prestabilito. Sul posto, dopo aver spento i telefoni cellulari per evitare di essere localizzabili, venivano definiti i ruoli ed i compiti di ciascuno, dopodiché l’autista accompagnava il “gruppo esecutivo” nella località prescelta, per poi allontanarsi. Solo alle prime ore del mattino, dopo la commissione di più furti nella stessa zona, i malviventi contattavano l’autista per farsi venire a recuperare in un punto preventivamente concordato.

Lo spessore criminale del gruppo criminale è chiaramente confermato dal fatto che gli stessi agivano con arnesi atti ad offendere, utilizzavano abiti scuri ed operavano scalzi per evitare di far rumore e mettere in allarme le vittime.

L’operazione ha consentito di prevenire una nuova serie di attività delittuose che gli stessi indagati avevano in mente di compiere dopo essere rientrati illecitamente nel territorio nazionale, nonostante la già avvenuta emissione di vari provvedimenti di espulsione a loro carico.

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