Boom di occupati ma non di giovani. Gli ultimi dati Istat dicono che in Italia siamo ritornati, in tema di occupazione, ai livelli di pre-crisi, ossia 23 milioni di lavoratori, con 800 mila posti in più dal 2014 ad oggi.

Ma chi sono stati il beneficiari di questo incremento occupazionale? Il dato triennale, elaborato su dati Istat da Francesco Seghezzi della Fondazione Adapt, ci dice che il 51 per cento è andato a vantaggio dei lavoratori ultracinquantenni, il 27 per cento alla fascia di età tra 35-49 anni, il 12 per cento a quella tra 25-34 anni, e per il 10 per cento a quella tra i 15 e i 24 anni. La percentuale alta a favore degli over 50 anni dipende dagli effetti della Legge Fornero che ha innalzato i requisiti anagrafici della pensione.

Ad un’analisi più approfondita, colpisce subito il calo di occupazione dell’1,2 per cento nella fascia di età tra i 35 e i 49 anni, l’unica a subire un decremento. "Ciò dipende - secondo il prof. Pietro Reichlin, docente di econonmia politia alla Luiss di Roma -  da fattori strutturali: è evidente che, nel mercato del lavoro, sono sempre i giovani ad essere penalizzati anche dal punto di vista contrattuale, perché di solito i loro contratti sono a tempo determinato. Ma dai dati emerge anche una frattura tra occupati di fascia di età alta e disoccupati sempre più giovani. Ad accentuare tale differenza - conclude Reichlin -  sono stati sia gli interventi legislativi (incentivi alle imprese mantenendo comunque un sistema contrattuale a tempo determinato che penalizza i più giovani), sia la Legge Fornero (si va in pensione più tardi e questo vuol dire che i posti di lavoro vengono mantenuti da chi è in età avanzata)".

Tuttavia è sbagliato parlare di dualismo  tra vecchia e nuova generazione, perché la presenza di persone non più giovani nel mondo del lavoro va considerata come ricchezza di esperienza e professionalità. Il vero problema è agire con interventi che cerchino soluzioni per aumentare l’occupazione giovanile e femminile, soprattutto al Sud.

Intanto l'Italia cresce più delle previsioni.. Secondo i dati diffusi dall'Istat il Pil italiano nel secondo trimestre 2017 è aumentato dello 0,4% rispetto al trimestre precedente e dell'1,5% rispetto al secondo trimestre 2016.

Ipotizzando un tasso di crescita nel terzo e nel quarto trimestre analogo a quello dei primi due periodi, la crescita raggiungerebbe l'1,5 per cento. In altre parole fino ad oggi i dati mostrano una ripresa più forte delle previsioni del governo, che aveva previsto un Pil all’1,1 per cento. Un miglioramento che - se confermato -  potrebbe aprire nuovi spazi di bilancio in vista della prossima manovra autunnale, con la destinanzione - ci auspichiamo - di considerevoli risorse per politiche di rilancio dell’occupazione giovanile, soprattutto al Sud.