A cura della Redazione

Il Vesuvio si sgretola. L'area boschiva del Parco Nazionale, funestata dagli incendi di questa estate e dalle piogge, è sempre più fragile. Dopo la denuncia del deputato del M5S Luigi Gallo - che immortalò in alcune foto, scattate durante un sopralluogo, una voragine causata dallo sprofondamento del terreno - interviene anche il senatore di Ala-Scelta Civica, Pietro Langella.

«E' da oltre un anno che lo ripeto e non mi stancherò di farlo ora che il dissesto idrogeologico, va, via via, appalesandosi in maniera sempre più grave: il Governo deve intervenire mettendo in campo azioni concrete per la salvaguardia del territorio vesuviano - dice il parlamentare di Boscoreale -. Se a livello locale gli amministratori (Comuni, Città Metropolitana, Regione) non sono in grado di porre un argine al disastro, lo si faccia a livello nazionale, concedendo loro gli strumenti giusti per intervenire oppure, se occorre, dichiarando lo stato di emergenza». 

«Quello cui assistiamo quotidianamente sembra un bollettino di guerra - prosgue il senatore -. Dopo i roghi di fine luglio che hanno distrutto 2mila ettari di vegetazione, i fianchi del Vesuvio, rimasti senza la protezione di alberi e radici, si stanno sgretolando come un castello di carte sotto il peso delle piogge scroscianti di questi giorni. Apprendo dagli organi di stampa che tre grandi frane - rivela ancora il senatore - di cui una definita 'mostruosa' dal geologo Vittorio Emanuele Iervolino, starebbero staccandosi dall'area del cratere minacciando direttamente Torre del Greco e Ottaviano. Strada Matrone, l'antica via delle catene, lo storico 'varco di accesso' al vulcano dal versante di Trecase-Boscotrecase, è stata spezzata in due mentre la sottostante via Cifelli è rimasta impraticabile per ore a causa dei fiumi di terriccio e fango misti a cenere, scesi a valle». 

«Occorre fare qualcosa - conclude Langella - e bisogna farla subito mobilitando tutte le forze necessarie per impedire che la situazione precipiti e soprattutto, non lo voglia Iddio, prima che ci scappi il morto».

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