A cura della Redazione

Oggi, 23 novembre, ricorre il 27esimo anniversario dell'omicidio di Raffaele Pastore. Aveva 35 anni quando fu ammazzato da sicari della camorra nel suo negozio di mangimi per animali in via Carminiello a Torre Annunziata. Due anni prima, aveva denunciato le richieste di pizzo da parte della malavita, a cui non si era mai piegato. Pagò con la vita quel suo rifiuto.

A ricordare la figura di Raffaele - che lascò la moglie Beatrice Fedrico e due figli - è Don Ciro Cozzolino, storico parroco della chiesa della SS. Trinità di Torre Annunziata (ora a Portici), nonché referente del Presidio di Libera della città oplontina.

Di seguito riportiamo le sue parole, per non dimenticare Raffaele e tutte le altre vittime innocenti di camorra che Torre Annunziata ha dovuto, purtroppo, piangere negli anni.

"Lo vedete questo ragazzo in foto?

Lui era Raffaele Pastore, un piccolo commerciante di Torre Annunziata. Lavorava in un negozio di mangimi di sua proprietà, aveva 35 anni ed era sposato con Beatrice Federico con la quale aveva avuto due figli.

Raffaele era un uomo estremamente buono ed estremamente contro ogni tipo di violenza. Fu costretto a prendere il porto d’armi e a comprare una pistola per potersi proteggere, ma non ebbe mai il coraggio di portarla con se e continuò a conservarla a casa sua, in un cassetto. Ebbe, però, il coraggio di affrontare la camorra e di non sottostare ai suoi ricatti e alle sue regole.

Cosa accadde? Tutto cominciò quando Raffaele subì un’estorsione per una somma di 50 milioni di lire da parte di alcuni affiliati al clan Gionta . Decise di non cedere al ricatto “se vuoi stare tranquillo devi darci 50 milioni” e denunciò l’accaduto, dopo aver esposto il suo rifiuto al clan. Grazie agli indizi raccolti dopo la denuncia di Pastore, fu arrestato uno dei componenti del clan. Gli investigatori cominciarono a temere che Raffaele fosse oggetto di pressioni da parte del clan criminale per far sì che egli ritirasse la denuncia, ma, stranamente, non si verificò nessun episodio ulteriore nei confronti di questi.

Almeno non fino al 23 novembre del 1996. Quel giorno Raffaele stava lavorando all’interno del suo negozio, in Via Carminiello ed era presente con lui anche sua madre Antonietta Auricchio (66 anni). Alle 18:30 entrarono due sicari, a volto coperto, che iniziarono a sparare. Spararono 10 colpi di pistola, otto dei quali riuscirono a colpire Pastore e la madre. Quest’ultima rimase ferita nonché totalmente impotente mentre guardava il figlio morire che, a differenza sua, fu colpito gravemente. I soccorsi arrivarono subito e trasportarono entrambi all’ospedale di San Leonardo a Castellammare di Stabia, ma Raffaele non ce la fece. Morì poco dopo il ricovero lasciando soli la moglie ed i suoi due figli rispettivamente di 7 e 2 anni.

Raffaele non voleva essere un eroe, ma il pensiero di dover pagare una somma per poter lavorare senza subire intimidazioni non gli andava giù, non l’accettava, non era giusto. Lui era una persona perbene, rispettava le regole e voleva che allo stesso modo fosse rispettata la sua libertà. Ma il suo dissenso gli costò la vita.

Alla camorra il suo essere troppo perbene non piaceva, ma a noi, invece, Raffaele è rimasto dentro ed oggi, seppur con un velo di tristezza, lo ricordiamo. Ricordiamo la sua immensa volontà di combattere e di contribuire al cambiamento, ecco perché noi, continueremo sempre a portare un po’ di Raffaele con noi cosicché possa continuare a vivere con lo stesso coraggio e la stessa forza. Perché è questo che per noi è stato: la forza di non piegarsi dinanzi a chi, con violenza, voleva togliergli la libertà che gli spettava DI DIRITTO.  Oggi, chiediamo alla città di Torre Annunziata, ai giovani, alle persone di buona volontà di non dimenticare chi, con coraggio, si è opposto ai clan e di fare fronte comune contro chi vorrebbe infrangere i sogni di una città degna e libera. In questo giorno, ahimè il comune, si impegnò a ricordare tutte le vittime della camorra di Torre Annunziata. Un impegno che, probabilmente, è stato dimenticato.

Oggi, ricordiamo Raffaele e tutte le altre vittime della camorra e promettiamo di continuare nel loro ricordo, il nostro impegno contro la camorra e il malaffare".