A cura della Redazione

Nella mattinata di oggi, mercoledì 26 febbraio, in Castellammare di Stabia, i Carabinieri della locale Stazione hanno dato esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare - emessa dal G.IP. del Tribunale di Torre Annunziata, su richiesta della Procura della Repubblica oplontina - nei confronti di due indagate rispettivamente madre e figlia, ritenute responsabili la prima di usura e in concorso tra loro di tentata estorsione.

L'indagine, coordinata da questa Procura della Repubblica e condotta dai carabinieri, ha avuto origine dalle denunce sporte, nel novembre del 2017, da due donne che, alcuni armi prima, avevano richiesto un prestito ad una delle indagate e che, vessate dalle continue richieste delle indagate e trovatesi in ristrettezze economiche, non erano più in grado di provvedere ai pagamenti.

Il complesso delle attività d'indagine, condotte mediante la meticolosa acquisizione della denuncia da parte delle vittime, l'escussione di testimoni, le individuazioni fotografiche, i sequestri di appunti manoscritti e le attività tecniche, ha consentito di documentare la consumazione del reato di usura, ad opera della madre, ai danni di:

- una prima vittima alla quale era stata elargita la somma di 15 mila euro ed era stata richiesta la restituzione della somma di 30 mila euro (dei quali venivano effettivamente restituiti 18.900 euro) in rate mensili di 650 euro;

- una seconda vittima alla quale era stata elargita la somma di € 10.000 ed era stata richiesta la restituzione della somma di € 20.000 (dei quali venivano effettivamente restituiti10 mila euro) in rate mensili di 500 euro.

In tale circostanza si appurava che l'indagata si era altresì fatta promettere dalla vittima la somma di ulteriori 100 euro ogniqualvolta questa avesse omesso il pagamento della rata mensile. Inoltre, a fronte del mancato pagamento di una rata mensile, l'indagata aveva accordato una diminuzione della rata (da 500 a 400 euro) con la previsione che fale sconto avrebbe fatto aumentare la somma totale da restituire di 4.000 euro (che così sarebbe passata da 20 mila a 24 mila euro);

- una terza vittima (figlia della seconda) alla quale era stata elargita la somma di mille euro ed era stata richiesta la restituzione della somma di 2 mila euro (dei quali venivano effettivamente restituiti solo 600 euro) in rate mensili di 200 euro..

- un tentativo di estorsione posto in essere dalla principale indagata e dalla figlia, con l'intento di recuperare le mensilità non pagate da due delle tre vittime sopra citate, nel corso del quale queste erano state minacciate di morte.

Al termine delle formalità di rito la madre, a cui è stata applicata la misura cautelare della custodia in carcere, è stata associata alla casa circondariale femminile di Pozzuoli, mentre la figlia, destinataria degli arresti domiciliari, è stata ristretta presso la propria abitazione.