A cura della Redazione

Pubblichiamo la lettera-denuncia del prof. Antonio Borriello, noto esponente dell'ambiente culturale di Torre del Greco, sullo stato di abbandono in cui versa la stele del Questore Giovanni Palatucci, collocata nel parcheggio La Salle.

Vedere il perdurare dell’abbandono impietoso di un monumento, come quello dedicato all’eroe Questore Giovanni Palatucci, è per me una tristezza indicibile. Attualmente l’austera stele, in un unico blocco di pietra lavica, con il bel volto del giovane Palatucci, realizzato dall’ottimo scultore Vincenzo Borriello, è letteralmente offuscata da arbusti, erbacce e sporcizia, nonché assediata dalla continua sosta di auto, nonostante i divieti.

Perfino lo spot che illuminava di notte il cippo è da tempo fuori uso. Nessuno vede. Nessuno controlla. Nessuno interviene. Domina la più totale noncuranza. Anzi, l’intera e vasta area adiacente alla stele, dedicata per l’appunto a Giovanni Palatucci, versa in evidente degrado. Una condizione insopportabile, la ritengo una grave offesa alla memoria di un poliziotto, soprattutto di uomo che è stato fulgido esempio di altruismo e di autentico servitore dello Stato. Di più. Palatucci si è rivelato lucido e fermo oppositore della follia umana, di quella atroce pazzia, sorta di allucinante apoteosi del Male, che nella seconda guerra mondiale condusse allo sterminio milioni di uomini, donne, anziani e bambini ebrei. Davanti a tale atrocità, Palatucci nella più assoluta non curanza di perdere la propria vita, si adoperò con altissimo coraggio salvando dalla morte sicura migliaia di ebrei.

Ricordo che Palatucci già dalla fine del 1937 è a Fiume, presso la cui Questura avrà incarichi rilevanti di Commissario e di Questore, assumendo poi la responsabilità dell’Ufficio stranieri, che lo porterà a contatto con una terribile realtà, colma di rara umanità, come quella degli ebrei. Un esempio altissimo della consapevole empatia tra Giovanni Palatucci, ultimo Questore di Fiume italiana e gli ebrei, è rintracciabile in una commovente lettera indirizzata ai suoi cari genitori nel 1941. Palatucci scrive che ha “la possibilità di fare un po’ di bene, e i beneficiati da me sono assai riconoscenti. Nel complesso riscontro molte simpatie. Di me non ho altro di speciale da comunicare”. Medaglia d’Oro al merito civile, con la seguente motivazione: “Funzionario di Polizia, reggente la Questura di Fiume, si prodigava in aiuto di migliaia di ebrei e di cittadini perseguitati, riuscendo ad impedirne l’arresto e la deportazione".

Fedele all’impegno assunto e pur consapevole dei gravissimi rischi personali continuava, malgrado l’occupazione tedesca e le incalzanti incursioni dei partigiani slavi, la propria opera di dirigente, di patriota e di cristiano, fino all’arresto da parte della Gestapo e alla sua deportazione in un campo di sterminio, dove sacrificava la giovane vita”. Palatucci muore il 10 febbraio 1945 nel campo di sterminio di Dachau. Un paradigma forte quello di Palatucci, da tramandare alle future generazioni e non solo. Ed invece, tale nobile testimonianza, peraltro posta di fronte ad un importante istituto scolastico, come quello del liceo “Nobel”, è incredibilmente cancellata dalla più vergognosa ed inaccettabile incuria. 

Antonio Borriello