A cura della Redazione
Colpo di scena nella vicenda del crac Deiulemar. Questa mattina, le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Napoli, su disposizione della Procura di Torre Annunziata che indaga sul default della Compagnia di navigazione di Torre del Greco, hanno eseguito nove oridnanze di custodia cautelare. In pratica, i provvedimenti riguardano le famiglie degli armatori torresi. In carcere sono finiti Angelo e Pasquale Della Gatta, Micaela Della Gatta, Giovanna Iuliano e Leonardo Lembo. Gli arresti domiciliari sono stati concessi a Giuseppe Lembo, l´unico fondatore della Deiulemar rimasto in vita, Luigia Maria Lembo, vedova del capitano Michele Iuliano, morto alcuni mesi durante una perquisizione della Guardia di Finanza nella sua abitazione, Lucia Boccia e Filippo Lembo. Le accuse mosse a vario titolo nei loro confronti sono quelle di associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, truffa aggravata ai danni dello Stato, infedele dichiarazione dei redditi, riciclaggio e raccolta abusiva del risparmio. Capi di imputazione gravi, che adesso saranno vagliati dalla magistratura che sta istruendo il processo penale. La Deiulemar è stata dichiarata fallita nel maggio scorso dalla sezione Fallimentare del Tribunale oplontino, sentenza nei confronti della quale la società armatoriale ha proposto l´appello che sarà discusso il 26 settembre prossimo. I finanzieri hanno anche sequestrato beni per un valore di 323 milioni di euro. Tra di essi, figurano dieci motonavi, partecipazioni societarie ed immobili. La misura di detenzione dei vertici Deiulemar riesce molto utile al fallimento, perché ferma sul nascere qualsiasi tentativo di “mischiare le carte” sul versante estero ed occultare prove di connivenze e partecipazioni esterne all’affare che ha fatto rastrellare oltre mille miliardi di euro (circa ottocento da risparmiatori in buona fede dell’area vesuviana). Il crac Deiulemar ha messo in ginocchio l´intera economia di Torre del Greco e del Comprensorio vesuviano. Migliaia i risparmiatori che hanno affidato i loro soldi nelle mani degli armatori, ottenendo interessi di gran lunga superiore a quelli praticati dagli istituti bancari. Un vero e proprio giro colossale di denaro "rastrellato" attraverso l´emissione di obbligazioni, molte delle quali irregolari. Un tesoro di almeno 800 milioni di euro, che non si sa dove sia finito. E su questo punto si concentrano le indagini degli inquirenti. MARIO CARDONE