A cura della Redazione

Fondi neri per pagare il pizzo al clan ed evitare problemi per continuare a girare Gomorra nella casa di via Plinio a Torre Annunziata. Ieri è arrivata la testimonianza choc al processo: «Ufficialmente dalle casse della Cattleya (la società di produzione che ha realizzato la serie TV, ndr) non sono uscite somme di denaro se non quelle rendicontate. Ma non posso escludere che possano essere stati creati fondi neri, attraverso fatture gonfiate, con i quali siano stati pagati quei camorristi».

Giovanni Stabilini, amministratore delegato della casa cinematografica che gira la serie "Gomorra", è teste della difesa al processo contro i due ex manager della fortunata produzione Sky, accusati di favoreggiamento personale. E getta ombre sull'operato di Gianluca Arcopinto, organizzatore generale della prima serie di Gomorra, e del location manager Gennaro Aquino, colui che indicò alla Cattleya la villa kitsch di un vero di boss di camorra per ambientare «casa Savastano», l'abitazione del capoclan protagonista della fiction.

Il vero boss era Francesco Gallo, alias «'o pisiello», per l'Antimafia il gestore del traffico di droga al parco Penniniello di Torre Annunziata. Aveva concesso la sua casa per le riprese di Gomorra in cambio di un canone da 30mila euro da versare in cinque rate da 6mila.

Una parte - come emerso dal processo - è stata pagata in contanti su pressioni del capoclan dal carcere e dei genitori a Torre Annunziata: i tre sono stati condannati in via definitiva per estorsione aggravata dal metodo mafioso, con Gallo che ora è al regime del carcere duro. 

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