A cura della Redazione

“Dormo in macchina da nove mesi, da quando sono stata sgomberata dalla mia casa. Una situazione non più sopportabile”.

A parlare è la signora Maria, 71 anni, vedova e madre di tre figli.

Viveva in una casa di sua proprietà in via Unione quando a metà gennaio di quest’anno tredici appartamenti furono messi sotto sequestro nel quadrilatero delle Carceri, tra vico Aurora, vico Unione, vico Agricoltori e vico Fontana.

Al telefono ha una voce stanca, intrisa di amarezza per l’indifferenza di chi avrebbe dovuto trovare una soluzione al suo problema.

“Il mio appartamento è abitabile – continua la signora Maria -  però sono dovuta andare via in quanto un palazzo a rischio crollo potrebbe abbattersi su quello in cui ho la mia casa. In conclusione per colpe non mie sono dovuta andare via e vivere in un’auto”.

La signora Maria ha tre figli, tutti sposati. “Potrei trasferirmi da loro, lo so – continua -, ma io voglio la mia e la loro indipendenza. Non voglio essere di peso a nessuno.  Vado spesso a trovarli ma preferisco non essere troppo invadente. Il sindaco mi ha assicurato che avrebbe cercato di trovare una soluzione al mio caso, ma fino ad adesso non ho avuto ancora risposte”.

“Conosco bene il caso della signora Maria – afferma il primo cittadino Vincenzo Ascione -. A suo tempo mettemmo a disposizione per ogni singola famiglia sgomberata un contributo di 2mila euro per dare la possibilità a ciascuna di trovare una sistemazione alloggiativa autonoma. Fermo restando che ci stiamo organizzando per eliminare i pericoli all’interno del quartiere Carceri in modo di dare la possibilità alle famiglie sgomberate di ritornare nelle loro case”.

Intanto l’inverno è alle porte e la signora Maria si appresta a trascorrere altre notti all’interno di un’auto parcheggiata proprio di fronte alla sua casa. “Non ci posso entrare dentro – conclude – ma per lo meno la osservo da lontano”.