A cura della Redazione

Menichini è totalmente inattendibile, non fa altro che raccogliere chiacchiericcio di strada e riferirlo”. Con questa tesi, l'avvocato Elio D'Aquino (nella foto) ha chiesto l'assoluzione “senza nessuna richiesta subordinata” per Massimo Lafranco, uno dei sei imputati accusati anche del crollo e dell'omicidio colposo plurimo nel processo di Rampa Nunziante, in corso dinanzi al giudice del tribunale di Torre Annunziata, Francesco Todisco.

Dopo le pesanti richieste di condanna avanzate dalla pm Andreana Ambrosino, sono in corso le discussioni di difensori degli imputati che rischiano le condanne più alte. “Non era lui il proprietario di fatto di quella casa, il preliminare di vendita vale come detenzione qualificata” secondo il legale. Quindi, l'appartamento è già nella disponibilità eslusiva di Gerardo Velotto. “Lafranco aveva ancora le chiavi, ma non era in una posizione di garanzia”, ha aggiunto D'Aquino. Inoltre, il difensore di Lafranco “smonta” anche la vicenda denunciata dallo stesso Menichini, poi archiviata dalla Procura di Genova, su una presunta partecipazione di Lafranco in una società estera del pregiudicato Vincenzo Scognamiglio e intestata allo stesso Menichini. “Non è solo una precedente condanna per calunnia a renderlo inattendibile, ma la sua ossessione contro Lafranco”, è l'attacco di D'Aquino.

Lo stesso Elio D'Aquino assiste l'altro avvocato penalista imputato, Roberto Cuomo. Lui aveva il ruolo di amministratore del condominio al civico 15 di Rampa Nunziante, crollato all'alba del 7 luglio 2017 causando otto vittime.

“Cuomo non aveva le competenze tecniche per capire che il palazzo stesse crollando – ha detto il suo legale – e per questo non sospettava nulla. Ma lo stesso Giacomo Cuccurullo, che era il responsabile dell'Ufficio Tecnico Comunale di Torre Annunziata  proprio per quanto riguarda la sicurezza degli edifici di Torre Annunziata, non percepì il pericolo. L'accusa sostiene invece che Cuomo avrebbe dovuto chiamare i vigili del fuoco, che poi avrebbero chiamato Cuccurullo per chiedergli un parere”.

Secondo D'Aquino, poi, non c'erano state “lamentele sui lavori. Cuomo non ha ricevuto in merito né messaggi né mail, ma solo una lamentela sulla polvere nelle scale”. Sulle testimonianze di alcuni parenti delle vittime “probabilmente hanno fatto confusione sui tempi”, mentre per quanto riguarda la riunione di condominio il giorno prima del crollo “fu richiesta da Velotto, che evidentemente si era accorto che qualcosa non andava”. Anche per Cuomo, l'avvocato D'Aquino ha chiesto l'assoluzione con formula piena.