A cura della Redazione

Doveva sottoporsi a un intervento di routine di pulizia di una fistola infetta al braccio dovuta alla dialisi, ma qualcosa durante l’operazione dev’essere andato storto, la paziente ha subìto un arresto cardiaco ed è spirata dopo una settimana di agonia e un lungo calvario in ben tre ospedali. Lo scorso 2 marzo, presso l'ospedale di Boscotrecase è deceduta Giovanna Lanzalotti, 63enne di Ogliastro Cilento (Salerno). La donna era ricoverata nel nosocomio vesuviano da diversi giorni, in Rianimazione, poiché affetta da Covid.

Ma il dramma suo e della famiglia inizia il 22 febbraio scorso, quando viene ricoverata nella clinica privata convenzionata di Telese Terme (Benevento). Qui, il giorno successivo, viene sottoposta ad un intervento di rimozione di una infezione che sarebbe stata provocata da residui della fistola lasciati per errore nel corso di precedenti interventi di pulizia. Una patologia dovuta al fatto che la donna era dializzata e si sottoponeva da dieci anni, per tre volte a settimana, a dialisi per nefropatia da reflusso. Da qui l'impianto di una fistola, ossia il collegamento tra una vena e una arteria del braccio destro. La fistola le veniva sostituita ogni due anni con operazioni mirate ma nonostante questo le ha sempre provocato infezioni, con la conseguenza di doversi sottoporre anche a periodici interventi di pulizia, gli ultimi dei quali nei mesi di agosto e novembre 2021, presso una casa di cura di Salerno.

All’inizio di febbraio, lamentando i soliti dolori al braccio destro, la donna ha effettuato una visita specialistica da un chirurgo vascolare del Policlinico Federico II di Napoli, il quale le ha riscontrato l’ennesima infezione. 

L'operazione consisteva nel ripulire la fistola e ricostruire la vena. La 63enne si era rivolta alla clinica sannita su consiglio del medico che ne curava la dialisi. 

Dopo una lunga attesa, nel primo pomeriggio di quel 23 febbraio, i familiari che, causa pandemia, non potevano assistere in presenza la loro cara, sono stati avvistati da un medico della clinica che l’intervento era riuscito ma che la paziente aveva subito un “piccolo” arresto cardiaco e per questo la stavano trasferendo all'ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia. Il marito e i figli di Giovanna Lanzalotti si sono precipitati nel nosocomio di Castellammare ma qui una dottoressa del reparto di Rianimazione, dove la la paziente è stata subito ricoverata, ha raccontato loro un’altra e molto più amara verità: in realtà sarebbe giunta al San Leonardo in condizioni già disperate, in coma e intubata, non si sarebbe mai svegliata dall’intervento subito e l’arresto cardiaco, sopraggiunto quasi al termine dell’operazione, le aveva provocato, tra l’altro, mancanza di ossigeno al cervello per un periodo non definito, con conseguenti gravissimi danni cerebrali. Era ovviamente sottoposta a ventilazione forzata e sedata.

Il 25 febbraio, poi, la donna è pure risultata positiva al Coronavirus, anche se il tampone a cui si era sottoposta da prassi all’atto del ricovero nella clinica San Francesco era negativo. L'ipotesi è che lo abbia contratto in ospedale. Così, in un quadro clinico già ampiamente compromesso, la donna, in coma, viene nuovamente trasferita, questa volta all’ospedale di Boscotrecase, dedicato ai pazienti Covid, sempre in Rianimazione.

Ma qui, nonostante tutti i tentativi dei medici di aprire una “finestra neuorologica” per risvegliarla, la mattina del 2 marzo il cuore della 63enne si ferma.

I familiari chiedono con forza di capire cosa sia esattamente accaduto in quella sala operatoria e se e chi abbia eventualmente sbagliato. Per questo, assistiti dal loro consulente legale, il dott. Vincenzo Carotenuto, si sono rivolti allo Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini. Viene presentata una denuncia-querela alla Stazione Carabinieri di Ogliastro Cilento chiedendo all'autorità giudiziaria di accertare eventuali responsabilità dei medici e di effettuare l'autopsia sulla salma. 

Le richieste vengono accolte dal pubblico ministero della Procura di Torre Annunziata, Emilio Prisco, che ha aperto un fascicolo di indagine per l'ipotesi di reato di omicidio colposo in concorso nei confronti di 5 medici, tutti in servizio presso la clinica privata di Telese Terme: un chirurgo vascolare, un anestesista, un rianimatore, un cardiologo, e la responsabile del laboratorio generale di base, clinica chimica e microbiologia. Il sostituto procuratore della Procura oplontina ha anche disposto l'autopsia: l'incarico sarà conferito lunedì 14 marzo.