A cura della Redazione

Un'ora dopo l'omicidio di Maurizio Cerrato, gli imputati si ritrovarono con i titolari del parcheggio abusivo in un ristorante per discutere del'accaduto.

A spiegarlo è stato Domenico Scaramella che ieri, insieme al fratello Giorgio, ha deciso di sottoporsi all'esame dell'imputato, rispondendo alle domande della pm Giuliana Moccia e dei difensori, nell'ambito del processo per omicidio in corso dinanzi alla Corte d'Assise di Napoli.

Con loro sono a processo padre e figlio, Francesco e Antonio Cirillo, quest'ultimo ritenuto l'esecutore materiale dell'omicidio di Maurizio Cerrato, ucciso per un parcheggio la sera del 19 aprile 2021 in via IV Novembre a Torre Annunziata.

"Dissi ad Antonio Cirillo che doveva prendersi le sue responsabilità, che doveva confessare perché era tutta colpa sua" ha spiegato Domenico Scaramella.

Suo fratello Giorgio, che aveva avviato la lite con Maria Adriana, la figlia di Cerrato, ha invece sostenuto di essere "stato provocato dalla ragazza, mi accusava di aver bucato la ruota, ma io non ne sapevo niente". Quella discussione degenerò e Giorgio Scaramella, anziché accettare l'offerta di Maurizio Cerrato che voleva ricomprargli gli occhiali, chiamò i rinforzi e si consumò il più assurdo degli omicidi. Dopo la coltellata mortale, Giorgio Scaramella e Antonio Cirillo si diedero alla fuga in scooter, come Francesco Cirillo a piedi, mentre Domenico Scaramella aiutò la ragazza a caricare in auto il corpo ormai esanime del papà per una vana corsa in ospedale.

I Cirillo si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, riportandosi agli interrogatori già resi. Tutti gli imputati rischiano l'ergastolo e si stanno difendendo dalle pesanti accuse, assistiti dagli avvocati Antonio de Martino, Antonio Rocco Briganti, Antonio Iorio e Maria Pinto.

La famiglia Cerrato è costituita parte civile con gli avvocati Giovanni Verdoliva e Antonio Marinaro, accanto a loro Polis con l'avvocato Gian Mario Siano.